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Trust – TRST

2012 - Arts&Crafts
dark/synth/pop

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Tracklist

1. Shoom
2. Dressed For Space
3. Bulbform
4. The Last Dregs
5. Candy Walls
6. Gloryhole
7. This Ready Flash
8. F.T.F
9. Heaven
10. Chrissy E
11. Sulk

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Il caos montato attorno ai Trust, dagli addetti ai lavori e non, oltre ad allungare la serie negativa dei “punti dall’ hype” è la dimostrazione di come, dopo aver abbondamente imparato i trucchi del music business ottantiano, un gruppo dei noughties possa ancora deliberatamente agire con le stesse modalità e, in sostanza, fregarci ancora una volta.

In verità l’ idea di getto proposta – ovvero quella di invecchiare ritmi dancefloor con spunti synth-pop e gotici – risulterebbe pure interessante, soprattutto per gli affini delle leggendarie formazioni solo sintetizzatore che furono, ma è la sostanza del risultato a non convincere.
A differenza delle uscite degli idoli dei generi sopracitati, “TRST” invece riesce a configurarsi, grazie ai palazzi opachi e realistici ( per il genere, un difetto) creati dalla cascata di synth monotematici, come un disco mal cesellato ed assolutamente noioso nel complesso, addirittura di una immobilità prog.
Oltretutto sembra aleggiare sull’ esordio di questi due giovincelli una viva presunzione di accontentare tutti subito, che va ben presto malamente a tradursi con una serie di stramberie formali di fondo, come quella che li vede cercare invano ad ogni brano il perfetto tocco pop senza assolutamente accennare un ritornello potente e memorabile, ma bensì crogiolandosi nel dilungare a dismisura brani che molto spesso nemmeno dopo il primo minuto hanno cambiato ritmo.
Non di meno, ai più attenti non saranno sfuggite le infime modalità di emulare gli idoli di casa ( Toronto, per la precisione) Crystal Castles, che il duo scopiazza a più riprese – soprattutto quando in tracce propense per il goth cercano invano ad ogni costo il fattore destabilizzante e claustrofobico – tralasciando però allo stesso tempo quello straniante mood punk che costituisce il vero segreto per bucare lo stereo.
Ne conseguono una vagonata di effetti messi lì per fare i misteriosi ( Heaven), oppure esercizi di stile ben lontani dal possedere un qualsivoglia magnetismo mutant-disco ( Dressed For Space) ma piuttosto affini agli ambienti immacolati dei dancefloor odierni.Aggiungete un cantato, quello del pallido Robert Alfons, che assomiglia fin troppo a quello di Paul Banks e per giunta costantemente sommerso ( esclusa l’ iniziale ed ottima Shoom) nell’ oceano di suoni sintetici, e la patologia cronica per “Music For The Masses” e “Black Celebration” che si avverte lungo i solchi di episodi come Candy Walls, alla lunga sempre più asfissiante, ed otterrete un potpourri disomogeneo, con spunti provenienti dalle più disparate epoche elettroniche.

Ecco, se siete disposti a tralasciare i suddetti “particolari” “TRST” potrà costituire senza dubbio un ottimo veicolo di semplice intrattenimento, rilassante al punto giusto con le distese di bolse tastiere ed i suoi ammiccamenti techno-poppeggianti.
Innegabile ovviamente è la verve che brani coreograficamente spettacolari come Sulk o Bulbform, con la loro atmosfera dreamy e frizzante al contempo, ma certo ad oggi i Trust sono ben lontani dall’ incidere un perfetto disco pop, o quantomeno che sappia replicare i fasti coldwave; per quello, al solito, chiedere ad esperti compilatori come gli Absolute Body Control o Xeno & Oaklander.

[youtube]http://www.youtube.com/watch?v=Pqgv65j3uBo[/youtube]

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