Matteo Costa è Matteo Romagnoli, che per l’esordio solista ha deciso di usare il cognome della madre. Alcuni amici lo chiamano Johnny da tempo immemore, ed è anche il fondatore della Garrincha Dischi, etichetta bolognese che ultimamente sta facendo parlare molto bene di sè. In pochi anni ha ampliato molto il proprio catalogo e circondandosi di persone e musicisti molto validi.
Parlo di gente che da anni suona, registra, carica la macchina e si gira l’italia per fare concerti, e ci sono persone talentuose come i 4 fiori per Zoe, LeLi (in entrambi suona lo stesso Matteo), 33 Ore e vari altri promettenti esordienti.
Con questo disco Matteo dimostra che non solo è bravo a fare i dischi degli altri, ma ha tenuto il meglio per sè. Gli arrangiamenti sono curatissimi, delicati e mai invasivi, si srotolano come tappeti su cui vengono appoggiati con attenzione testi e chitarre. Il fatto che sia bolognese si capisce all’ottava parola della prima canzone, quando c’è la prima zeta (“silenziose”) il che potrebbe richiamare alla mente gente tipo Carboni, Samuele Bersani o Cremonini, ma per fortuna le analogie finiscono qui.
C’è una cover di Cocciante (Non è stato per caso) che si integra perfettamente nel disco, tanto che senza averlo saputo sarebbe stato immediato attribuirne la paternità a Matteo. Ci sono anche alcuni momenti più ironici e scanzonati come Appeso per le mutande e Senza vocali. Alcune melodie ti si incollando addosso come scotch, ma raramente scadono nella banalità.
“Sono solo matti miei” è un disco che si muove in angoli precisi dello spettro emotivo, raccontando storie di vita e amore -tutte molto personali, come preannuncia il titolo- con una sensibilità e una delicatezza che, proprio in quanto tali, non si concedono grandi slanci ed è forse questo il suo limite. Qualche momento di vigore in più gli avrebbe dato maggior completezza.
Rimane comunque un album fatto con intelligenza, le tematiche sono sottili e discrete, parlano di relazioni e sentimenti, raccontano un uomo che non ha paura di mettersi a nudo, mostrandosi insieme a tutti i propri dubbi. E a giudicare dalla quantità di nomi femminili tra le varie canzoni, direi che la cosa funziona.
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