Impatto Sonoro
Menu

Recensioni

Sigur Ròs – Valtari

2012 - Parlophone/EMI
art/post/rock

Ascolta

Acquista

Tracklist

1. Ég Anda
2. Ekki Múkk
3. Varúð
4. Rembihnútur
5. Dauðalogn
6. Varðeldur
7.Valtari
8. Fjögur píanó

Web

Sito Ufficiale
Facebook

Probabilmente scrivere una recensione su un album dei Sigur Rós è molto più difficile di quanto si creda. In quell’oretta scarsa di riflessioni sulle sonorità, sui fraseggi e sui pro da sottolineare e i contro da rimproverare, si viene frequentemente distratti: ma non è l’aspirapolvere della mamma, maniaca delle pulizie, non è il rumore del trapano di qualche improvvisato falegname a distogliere l’attenzione da ciò che si sta analizzando. E’ la musica dei Sigur Rós che non permette di arrivare con sguardo obiettivo e critico fino in fondo, se non abbandonando le capacità cognitive da qualche parte.

“Valtari” è la sesta perla della band di Reykjavík, un album che, nonostante le distanze cronologiche da quello d’esordio, mantiene aperto il loro continuum musicale.
L’album si apre con “Ég anda: questo pezzo è il polmone dell’album. Una canzone pomposa e vellutata che, da quanto si apprende dal suo insolito videoclip, tesse un elogio al respiro, più generalmente alla vita.
Segue a ruota “Ekki múkk”, lenta girandola di accordi che oscillano tra l’etere e l’onirico. Poesia acustica.
Un’apertura stellare per i Sigur Rós, che procedono nel loro piccolo, grande mondo con una traccia che potrebbe benissimo far parte della colonna sonora de Il Signore degli Anelli: “Varúð” è straordinaria.
E’ incredibile quanto “Rembihnútur” ricordi suoni tipicamente “Takkiani”, nella fattispecie le arie degli archi di “Glòsoli”.
Torna sovrana la voce di Jònsi, con “Dauðalogn”, emozionante e spezza fiato, che va subito a morire in “Varðeldur”, nuova versione di “Lúppulagið”. Chiudono l’album la titletrack, “Valtari”, il pezzo più lungo dell’album, labirintico e sovrannaturale e “Fjögur píanó”, che cala il sipario tra agili ma intensi giri di pianoforte.

“Valtari” è un album straordinario, tra le cui trame si nascondono novità musicali, pronte a far capolino solo se strettamente necessario. L’equilibrio è la chiave di quest’ultima fatica dei Sigur Rós, un equilibrio tra vecchio e nuovo (Varðeldur ne è testimonianza), estremamente complicato da stabilire per i canoni dettati dal genere.
E’ consigliato l’ascolto al buio.

[youtube]http://www.youtube.com/watch?v=sMLaKb32QyE[/youtube]

Piaciuto l'articolo? Diffondi il verbo!

Altre Recensioni