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Interviste

Intervista ai GANDHI’S GUNN

Con l’ottimo “The Longer The Beard The Harder The Sound” (clicca qui per leggere la nostra recensione) i genovesi Gandhi’s Gunn si confermano come una delle realtà più felici e convincenti del panorama heavy italiano: un sound granitico e d’impatto, massiccio ma allo stesso tempo agile, fruibile e profondamente rock’n’roll. Ci piacciono, e non potrebbe essere altrimenti.

A cura di Denis Prinzio.

Partiamo con due parole sulla storia della band: quando, come e perché nascono i Gandhi’s Gunn?
I Gandhi’s Gunn nascono nel 2007 con una formazione leggermente diversa rispetto a quella attuale. Giacomo Boeddu (voce) e Francesco Raimondi (chitarra) sono il nucleo storico. Il motivo della nascita è quello di suonare stoner rock, genere che nella nostra città (Genova) ha sempre goduto di un discreto interesse, certamente più che in altri luoghi d’Italia. La base di partenza erano Fu Machu, Kyuss, Corrosion Of Conformity e via via ci siamo aperti a maggiori influenze e ad un approccio più personale.

Stilisticamente il vostro nuovo album mantiene un’approccio “raw” alla materia stoner, con brani diretti e di relativa breve durata, affiancati però da due lunghe composizioni, la semiacustica Flood e il trip heavy psych della conclusiva Hypothesis: un tentativo di cambiare rotta per le produzioni future o la necessità di esplorare diverse sfaccettature della materia heavy psych?
Il disco nasce “raw” come risposta ai nostri live, o come avremmo voluto che fossero già dopo il primo disco. Ci piacciono band come Atomic Bitchwax o, più attualmente, Red Fang che dal vivo mostrano poche tenerezze e vanno dritte al sodo. Ma se ascolti bene il disco troverai elementi “psych” anche in quei brani, così come li trovavi anche in Thirtyeahs (vedi “A Night So Long” o la coda di “Going Slow”). Amiamo la musica psichedelica nelle sue varie sfacettature: da quella puramente trippy devota agli Hawkwind o al Kraut Rock e quella più pesante che trovi nel post metal o addirittura nel black metal. Hypothesis racchiude un po’ di tutto questo. Discorso leggermente diverso in Flood che combina elementi folk e viaggia su binari tutti suoi. Tra le pieghe potrai sentirci elementi anni 90 (Screaming Trees, Sonic Youth, Melvins) ma spero che il risultato suoni “Gandhi’s Gunn”.

Siete una delle migliori espressioni dello scena stoner/doom italiana, scena che sforna periodicamente ottimi lavori che a livello di artwork e produzione nulla hanno da invidiare alle più blasonate uscite internazionali, ma che, a differenza di esse, soffrono della mancanza di un pubblico numericamente adeguato (a parte uno zoccolo duro che resiste dignitosamente). Come vivete/affrontate questa situazione? Che ne pensate della realtà underground del nostro paese?
Grazie per lo splendido complimento! Intanto è un problema che il nostro bassista Maso vive anche col suo negozio di dischi (Taxi Driver, a Genova) dato che vende prevalentemente stoner, sludge e doom!!! Il pubblico è poco numero purtroppo a causa dei pochi investimenti che si fanno nel settore. Non ci sono radio, televisioni e riviste che parlino di questo genere se non in modo sporadico e poco professionale. Un tempo almeno c’era VideoMusic che per quanto imbarazzante ci faceva vedere il video di Green Machine dei Kyuss!! Ora? L’unico modo che un ragazzo italiano ha di scoprire nuova musica è tramite internet ma la vasta scelta che ha a disposizione è rischiosa se non è filtrata. Pensiamo che in Italia l’unico programma musicale è XFactor!!
All’estero non è tutto oro ma almeno hanno strutture per sentire dei concerti come si deve, hanno riviste specializzate che non parlano solo del nuovo Judas Priest e c’è un maggiore interesse nell’investire verso un certo tipo di cultura. In Italia la gente si sente scema a comprare un CD o un vinile, figuriamoci a fondare una rivista specializzata o a rischiare con un programma radio o tv. Questo è un grosso problema, non credi?

Avete intenzione di esportare il nuovo lavoro? Ci sono in programma delle date all’estero?
Entrambi i nostri dischi sono stati ben accettati all’estero. Thirtyeahs ha praticamente esaurito la sua tiratura in vinile. “The Longer …” in cinque giorni ha finito la versione limitata in vinile bianco. La maggior parte delle copie le spediamo all’estero: Germania, Francia, Grecia, Austria, USA, anche Australia e Giappone!! Per ora però ci siamo concentrati sull’Italia, anche perchè il nome Gandhi’s Gunn sta crescendo pian pianino e i risultati li stiamo vedendo solo adesso. Per il terzo disco vorremmo proporci all’estero con serietà e professionalità…non ha senso fare la figura dei “soliti italiani”! Ovviamente non vogliamo dover cantare in italiano per compiacere il pubblico di casa: non diventeremo i Verdena e neanche Il Teatro Degli Orrori!!

Siete reduci dalla partecipazione al festival Stoned Hand Of Doom: come è andata? Riflessioni/considerazioni?
Lo Stoned Hand Of Doom ha chiuso un ciclo di date molto positive per noi, decisamente in crescita. Il festival è stata una bella opportunità per farci apprezzare anche da un pubblico più “doom” a cui vogliamo molto bene anche se musicalmente non siamo molto affini. Lo SHOD vuole essere un piccolo Roadburn italiano e consigliamo a tutti gli appassionati di continuare a supportarlo. E’ una delle piccole oasi felici in cui la musica è una bella scusa per ritrovarsi, parlare, comprare dischi, condividere esperienze e conoscenze. In Italia abbiamo poco anche perchè c’è un atteggiamento spocchioso e pigro e ci facciamo fottere dal primo che passa. Pensate agli Ufomammut che fanno sold out ovunque in Europa, hanno copertine di riviste specializzate e quando suonano in Italia il commento più frequente è “dal vivo fanno cagare non ci vado” solo per far vedere di saperla più lunga. Quindi è meglio la serata nel solito pub o vedere con i propri occhi e magari conoscere nuovi appassionati del genere? Bisogna riscoprire un atteggiamento curioso ma vissuto con un ottica positiva e di miglioramento.

Per concludere, domanda da critici segaioli: 5 dischi da isola deserta + 5 dischi senza i quali i Gandhi’s Gunn non esisterebbero..
Facciamo un disco a testa sennò non ne usciamo vivi da quell’isola deserta!! Tom Waits “Blue Valentine” (Giacomo), Vanessa Van Basten “Psygnosis” (Andrea), Sleep “Dopesmoker” (Maso), Iron Maiden “Powerslave” (Francesco). Invece i Gandhi’s Gunn non esisterebbero senza: Clutch “Robot Hive/Exodus”, Melvins “Stoner Witch”, Vanessa Van Basten “La Stanza Di Swedenborg”, Kyuss “And The Circus Leaves Town”, Death “The Sound Of Perseverance”.

a cura di Denis Prinzio

[youtube]http://www.youtube.com/watch?v=YK5ZbTam_hI[/youtube]

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