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Interviste

Speciale NoFest! #2: intervista a Paolo Grava

Ve ne abbiamo già parlato: il NoFest! è uno dei più bei festival indipendenti dell’estate italiana. Si tiene a Torino dal 22 giugno al 24 giugno, un incredibile weekend con più di 40 esibizioni su 3 palchi diversi, all’insegna della libertà e con la voglia di superare una volta per tutte l’immobilismo regnante nel quasi desolante panorama dei festival italiani.
Ne abbiamo parlato con Paolo Grava, uno degli organizzatori.

A cura di Fabio La Donna.

Benvenuti tra le pagine di Impatto Sonoro. Ti va di presentarti e spiegare cos’è il NOfest! ai nostri lettori?
Il NOfest! è festival dedicato alle varie realtà indipendenti, senza limiti di genere, senza confini, geografici e culturali.
Il “NO” del nome deriva dalla volontà di superare, negandoli, numerosi cliché e stereotipi legati al concezione novecentesca di festival che a nostro parere non hanno più senso.
Categorie sanremesi come gruppi big ed emergenti, headliner e nuove proposte, stranieri e italiani sono purtroppo la norma di molti festival italiani, dove il cartellone e l’ordine di apparizione seguono criteri gerarchici legati a provenienza, anzianità o hype. Con l’edizione di quest’anno il NOfest! non si puo’ definire un festival musicale, visto l’insieme di iniziative ribadiscono più che mai la sua natura trasversale, dalle esibizioni all’interno del Freaks Show, dagli showcase di arti grafiche alla gara tra fumettisti, dai talk show radiofonici ai reading.

Il NOfest! sembra non subire la crisi proponendo anche quest’anno tre palchi e 40 gruppi che si esibiranno nell’arco di tre giorni. In più tutti gli eventi secondari. Quale è la vostra formula vincente? Quanto incide su ciò la formula Up To You?
Dalla prima edizione abbiamo deciso di fare a meno di finanziamenti esterni (pubblici e privati). Non riteniamo sia sbagliato farlo, anche realtà più indipendeni o antagoniste di noi lo fanno. La nostra è un scelta che ci permette di poter programmare e far crescere il festival di anno in anno in assoluta autonomia, senza dover attendere conferme sull’entità del budget disponibile, senza dover ridimensionare la manifestazione se qualche aiuto finanziario viene meno all’ultimo momento. Quando il gioco non varrà più la candela, smetteremo di organizzare il festival, tutto qui.

Una buona fetta del NOfest! è rappresentata dagli eventi “collaterali”: laboratori per bimbi, battaglia di fumetti, freak show, visual arts. Cosa rappresentano per voi questi eventi e come mai sono così importanti?
Dal primo anno, con il dibattito su festival e etichette indipendenti abbiamo sempre cercato di aggiungere qualcosa ai concerti e ai djset. Quest’anno ospiteremo il Freaks Show, un assurdo circo rock’n’roll di performer e musicisti che girano per l’Europa con caravan e tendone da circo e che occuperà parte dell’area verde per l’intera durata del festival. Uno spettacolo che ci riporterà all’epoca degli spettacoli ambulanti di inizio secolo, dove la componente musicale aveva un’importanza di primo piano. Il pubblico del festival sarà invitato a perdersi nel tourbillion infernale di esibizioni ad alto tasso adrenalinico: trapezisti pipistrello, giocolieri kamikaze, chiromanti diaboliche, donne barbute, clown dementi, acrobati infuocati, il tutto al ritmo del rock’n’roll più sfrenato. Riguardo alle arti grafiche quest’anno un’intera area verrà dedicata a tutto il mondo delle arti visive, tradizionali e non. Verrà organizzata una serie di showcase di arti grafiche con wall painting e stampa serigrafica live a cura di Sericraft e di alcuni dei writer, fumettisti, visual artist più interessanti del panorama italiano. Alla domenica si svolgerà la Comic Battle, la gara tra disegnatori professionisti e non, con una giuria selezionata di addetti ai lavori, un vero e proprio campionato con gironi eliminatori, scontri a tempo e tabellone finale. Nell’area radio, dove si alterneranno i dj di Radio BlackOut, degno di segnalazione il talk show Spessore Live della domenica. Un’altra novità della quarta edizione sono i laboratori pomeridiani per i bimbi, che vedranno coinvolti musicisti e autori presenti al festival. Siamo convinti che i bambini si divertano di più suonando strumenti auto-costruiti e facendo rumore insieme agli adulti, invece che ballando le solite canzoncine dello zecchino d’oro e che questa sia un’occasione anche per i neo-genitori per non sentirsi tagliati fuori da situazioni del genere.

Visto che verrà gente anche al di fuori di Torino son presenti delle convenzioni o dei consigli sui posti dove dormire?
Non abbiamo convenzioni particolari ma sul sito nofest.org sono segnalati una serie di indirizzi di ostelli e b&b per alloggiare in città.

Immagino che realizzare il NOfest! richieda molte risorse, fatica, sudore ma anche del genuino divertimento. Avete qualche simpatico aneddoto da raccontarci? Ci sarà qualche sorpresa in questa quarta edizione?
Così su due piedi mi viene in mente Nelson dei Gala Drop che dopo aver scroccato da bere a tutti, ha ballato scatenato sul palco durante la gara dei dj e verso la fine ha tirato fuori l’iPod e si è messo a molestare il dj di turno perché lo facesse entrare nel mixer per partecipare anche lui alla gara. Probabilmente avrebbe vinto. Oppure gli snowdoniani che si presentano a mezzogiorno come testimoni di geova e vengono rimbalzati da Mr Accoglienza Machno che stava montando la cucina e pensava lo volessero convertire.
E poi ho delle istantanee delle edizioni passate come la cucina skin della prima edizione, un padre scazzatissimo che aveva portato il figlio a vedere La Quiete e se l’è presa con i ragazzi alla cassa perché all’una il concerto non era ancora finito, Marino Malagnino sui divanetti a preparare l’esame di maturità poco prima di salire sul palco, un ragazzo del Parco Sempione completamente stupefatto e perfettamente a proprio agio tra i banchetti o Joe Lally in posizione yoga nel backstage mentre a pochi metri The Secret tirano giù tutto a volumi inauditi.
Riguardo alle sorprese nessuno di noi sa cosa aspettarsi dai quei pazzi furiosi del Freaks Show, sarà sicuramente la sorpresa del festival.
Anche l’incontro di sabato con Vincenzo Sparagna, fondatore di Frigidaire, è imperdibile.

Durante una conferenza stampa di un altro festival torinese qualcuno disse che i giovani musicisti hanno bisogno di posti dove suonare e esprimersi artisticamente e non di recensioni su La Stampa o Repubblica. Che ne pensi su questa visione? Sei d’accordo?
Personalmente non mi piace il termine “giovani musicisti” e il concetto di gavetta ad esso legato, molto radicato nel nostro paese, non solo in ambito culturale. Se per “posti per suonare” si intendono i concorsi patrocinati dai vari enti pubblici, penso ce ne siano abbastanza e siano anche deleteri. Se un gruppo è valido dovrebbe poter suonare ovunque, senza perdere mesi in concorsi per ambire al ruolo di gruppo spalla del gruppo semispalla della band “affermata” (altro termine terribile) in qualche grosso festival, solitamente suonando davanti amici e fidanzate tradizionale in attesa di quei gruppi che vengono definiti mito o leggenda, ma che ripetono da anni lo stesso numero davanti al solito pubbico che invecchia con loro. Al NOfest! non guardiamo la data di nascita della band né tanto meno dei componenti, Joe Lally o Arrington De Dionyso suonano alle stesse condizioni di band che hanno pochi mesi di vita. Facciamo suonare solo gruppi in cui crediamo, nessuno è chiamato per riempire il cartellone. Ogni anno, nonostante i 40 nomi, dobbiamo rinunciare a diverse band, spesso ci arrivano proposte interessanti fuori tempo massimo. Tornando ai “posti per suonare” della domanda, penso che con 146 band in quattro anni (11 gg) abbiamo dato il nostro contributo.

Visto che i Chambers in 200 metri d’orso citano M. Augè e i non-luoghi facciamo una domanda pertinente: negli ultimi anni nel territorio piemontese sempre più centri commerciali realizzano negli spazi adiacenti eventi musicali, festival, dj-set. È l’ennesimo esempio di come i concerti si spostano dove c’è gente e non più viceversa?
Forse i concerti si spostano dove ci sono più soldi, ma questa domanda dovresti porla alle agenzie dei gruppi in questione.
Pensavo che il destino dell’appassionato di musica italiano fosse prendere l’aereo per andare a vedere un concerto a Londra o Barcellona, ma quando vidi che Peter Hook riproponeva i brani dei Joy division in un centro commerciale, ho capito che il nostro destino è quello di andare a cantare “Isolation” tra carrelli della spesa e scale mobili.
Abbiamo perso.

Intervista finita. Vuoi aggiungere qualcosa o fare un saluto ai lettori di Impatto Sonoro?
Citando Onga, che troverete nell’area expo con il catalogo Boring Machines, vorrei aggiungere “go to gigs, stay with the music”.
Anche se è più comodo usare youtube per scoprire un gruppo nuovo, è sicuramente meno emozionante che vederlo sul palco.
Anche se youtube è sicuramente un ottimo mezzo per farsi un’idea dell’atmosfera che si respira al NOfest!, visto che l’intervista uscirà sul web consiglio di dare un’occhiata a questi brevi video delle edizioni passate:

NOfest! 2011

NOfest! 2010

a cura di Fabio La Donna

Vi invitiamo ad andare in massa al NoFest!. Per farvi un’idea di cosa vi potrebbe aspettare, qui la playlist con tutte le band che parteciperanno. Aprite le orecchie!

 

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