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Right Away, Great Captain! – The Church Of The Good Thief

2012 - Favorite Gentlemen
folk/indie/songwriting

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Tracklist

1. Blame
2. When I Met Death
3. I Am Aware
4. Old Again
5. Fur Stop Caring
6. I Wait For You
7. Barely Bit Me
8. Rotten Black Root
9. We Were Made Out Of Lightning
10. Memories From The End Pt. 1
11. Memories From The End Pt. 2

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Parlando di Andy Hull si rischia di essere fraintesi o, nel peggio delle ipotesi, maledetti, perché la sua poetica dovrebbe essere lasciata all’immaginazione del solo ascoltatore il quale può scegliere di entrare in un sotterraneo di rabbia, colpe e castighi, così come di essere slanciato verso un cielo di perdono, pietà e rimpianti, e di pagarne le conseguenze.

Hull è “razionalmente intenso”, mi spiego: rimane lì buono e seduto a suonare il suo folk minimalista, a raccontare le tenebre umane dell’Ulisse moderno senza perdere di vista il principio causa/effetto di ogni fenomeno. Così la vendetta è l’unica conseguenza necessaria al tradimento, e la morte è l’unica conseguenza necessaria per farne cessare il tormento. Hull procede però con ordine: la sua Odissea si stende su tre dischi (The bitter end, The eventually home, The church of the good thief) ognuno dei quali mette costantemente alla prova un marinaio del diciassettesimo secolo, prima con Dio, poi con l’adulterio e infine con il triplice rabbia/sollievo/rimorso. Ogni parola di Blame è un colpo di pistola, un coltello che piega la carne del proprio fratello, e ci commuove spiegandone le ragioni. A lei toccherà la pena più severa: ricucire quanto ha strappato, soffrire nel silenzio del rispetto. Wait for you è però la cruda confessione del “nostro” marinaio: chiede l’assoluzione, cerca comprensione. Gelosia e remissione. Hull è poetico, velato, religioso, ermetico. Parla del fratello nella confusione dei suoi sbagli. Le note di We were made out of lightning creano un’ambiente miserabile ma ragionevole, mentre la porta si chiude alle spalle e si decide di andare il più lontano possibile via da casa. Memories from the end, pts. one & two sono i due strazianti epiloghi alla caduta spirituale del marinaio, così umano e vicino a Hull (e a noi) da meritarsi soltanto il rimorso di ricordi barricati dentro la chiesa del buon criminale. Puoi sentirlo morire dietro alle corde della sua chitarra, si consuma e si deterge con parole soffocanti piene di amore e di odio, per poi chiudersi in se stesso nell’attesa di una qualunque fine.

Con The church of the good thief Andy Hull si assicura un posto tra gli storytellers americani più affascinanti e prolifici degli ultimi dieci anni. Semplicemente splendido.

[youtube]http://www.youtube.com/watch?v=4TYHmFyAXbM[/youtube]

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