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Dirty Projectors – Swing Lo Magellan

2012 - Domino
rock/indie

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Tracklist

1. Offspring Are Blank
2. About To Die
3. Gun Has No Trigger
4. Swing Lo Magellan
5. Just From Chevron
6. Dance For You
7. Maybe That Was It
8. Impregnable Question
9. See What She Seeing
10. The Socialites
11. Unto Caesar
12. Irresponsible Tune

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Etichettare i Dirty Projectors è senz’altro difficile non soltanto perché non si saprebbe bene a quale branca dell’architettura musicale ricondurli, ma anche perché si correrebbe l’altissimo rischio di cadere nella banalità.

Diciamo allora semplicemente che al nono anno di promettente carriera il sestetto di Brooklyn orfano di Angel Deradoorian, musicista di primissimo piano della scena indipendente americana, ha prodotto dodici caramelle assolutamente squisite da scartare, assaporare e mandare giù per lo stomaco, una per volta e il tutto molto lentamente. Se poi attestiamo che la difficoltà non è sinonimo d’impossibilità e che la banalità è d’altronde umana, aggiungiamo che stiamo parlando, più o meno, di pop/rock da laboratorio. Swing Lo Magellan è un disco matematico in cui le note, le tonalità vocali e le stesse parole s’impasticciano a vicenda trovando una perfetta armonia musicale scandita in eclettismi di vario tipo che esplodono nel pop post moderno per poi raffreddarsi nei cori soul trascinati dai do re mi fa intermittenti del vocalismo glassato di David Longstreth. Le atmosfere suburbane di Offspring are blank fanno da sfondo ai virtuosismi e intermezzi aggressivi che i Dirty Projectors utilizzano già dal duemilanove (da Bitte Orca) per sedurre l’ascoltatore, così come il ritmo meccanico di Gun has no trigger e l’elettro afrobeat di About to die spianano la strada alle lussuriose abilità vocali di Longstreth nei quasi tre minuti di Impregnable question, brandello che rimanda al revival seventy dei Dr. Dog. Just from Chevron, una delle migliori, è un velvettiano carillon metallico che mulina attorno a una chitarra clean dal forte impatto ipnotico, mentre Irresponsible tune è una ballata meditativa psych folk a dimostrazione della poliedricità creativa della band.

Mission accomplished quindi per i Dirty Projectors che si cuciono sul petto l’ennesimo gagliardetto esibendosi in un long playing che riesce da una parte a confondere e dall’altra a confortare nel (di)mostrare dove finisce l’indie rock e inizia l’Arte. Nove decimi.

[youtube]http://www.youtube.com/watch?v=MJutn2OXDZE[/youtube]

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