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Veivecura, Magic Crashed, Portico Quartet: Viaggio Al Termine Della Notte #7

“La vita è questo, una scheggia di luce che finisce nella notte”

Questa è una delle frasi più celebri del romanzo Viaggio al termine della notte, scritto da Louis-Ferdinand Céline nel 1932.
A volte, non è solo la vita a perdersi in qualche frammento della notte, ma anche la musica. Con l’avanzamento dell’era tecnologica, la quantità di uscite musicali è aumentata notevolmente, portando tutti i vantaggi e svantaggi del caso. Uno dei principali svantaggi è proprio quello di perdere tante piccole perle musicali nella notte della rete. La rubrica è quindi una riscoperta di tutto quello che nei giorni o mesi passati, non ha trovato spazio tra le pagine di Impatto Sonoro e che vi viene proposto come il biglietto per un lungo viaggio musicale. In ogni uscita parleremo di quattro tappe che riscopriamo assieme a voi. Non vi resta che partire e ricordarvi che la cocaina non è che un passatempo per capistazione.

A cura di Fabio Gallato.

Veivecura – Tutto è vanità (La Fame Dischi, 2012)
Rispolverato in extremis (anche grazie alla stucchevole polemica con quei poveri ragazzi de Lo Stato Sociale) “Tutto È Vanità”, secondo lavoro del pianista siciliano Davide Iacono, in arte Veivecura, non ha faticato molto ad inserirsi con la giusta prepotenza nella lista dei migliori ascolti italiani fin qui pervenuti in questo 2012. Forte la matrice strumentale, che tra afflati di Sigur Ròs e Yann Tiersen regala 8 bozzetti che potrebbero essere la colonna sonora di un sogno o di questa intera rubrica. La voce è uno strumento a sè, sia quando sembra sussurrare poesie d’altri luoghi, sia quando sperimenta con le atmosfere variegate del disco, da quelle glaciali e rarefatte di “Cara Vana” o “Le Nuvole”, a quelle calde ed invasive di “Delfini” o “Delfino Io, Delfino Tu”. Un viaggio bellissimo tra poesia, magia e belle intuizioni: quando il panorama italiano saprà staccarsi dai soliti e inutili siparietti per concentrarsi di nuovo sulla musica, forse riusciremmo a gioire di più.

[youtube]https://www.youtube.com/watch?v=_Zh8fsi0kvQ[/youtube]

Magic Crashed – Perchè Io Lo Sapevo (Snowdonia, 2012)
Succedono tantissime cose in “Perchè Io Lo Sapevo”, esordio di Fabio Soregaroli con il moniker Magic Crashed, licenziato da Snowdonia, ora e per sempre sinonimo di qualità. In un collage di stili che somiglia più ad un ritratto sonoro del caos primordiale, il nostro buon Fabio giochicchia alla grande con stilettate folk in salsa Camillas, deliri electro che neanche i Musica Per Bambini, bombardate techno-hardcore degne di Alec Empire e della miglior Berlino Est, danze popolari in chiave suburbana ed oscuri sperimentalismi di stampo quasi industriale. Se fate fatica ad orientarvi, non preoccupatevi, il disco fila che è una meraviglia, complici anche i testi che ora si attaccano ai timpani come un qualsiasi viral su Facebook, ora si insinuano subdoli come un mantra ipnotico da manuale. Alieno, coraggioso, folle e irresistibile.

[youtube]https://www.youtube.com/watch?v=puyXTyGq18Y[/youtube]

Portico Quartet – Portico Quartet
Sulla scia delle più recenti tendenze continentali, alla stregua dei nordici colleghi Jaga Jazzist, anche i londinesi Portico Quartet, che all’Italia devono il proprio nome, lanciano il loro jazz per palati fini e cuori teneri nell’orbita di certe traiettorie elettroniche che pulsano tra atmosfere lounge, divagazioni drum’n’bass e pellegrinaggi ambient. Pur inoltrandosi ben al di fuori dall’habitat naturale del jazz più ortodosso, i Portico Quarted riescono ad incantare con un racconto appassionato che fonde creatività, minimalismo e sperimentazione senza mai perdere in coerenza ed unità. Perfetto per i guru dei dancefloor, ottimo anche per i meno radical chic, sorprendente, piacevolissimo e vincente per tutti gli altri.

[youtube]https://www.youtube.com/watch?v=jQH0GPL33uc[/youtube]

 

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