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Xabier Iriondo – Irrintzi

2012 - Wallace Records/Phonometak/Santeria/Long Song/Brigadisco/Paint Vox
avant/rock/electro/folk

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Tracklist

1. Elektraren Aurreskua
2. Irrintzi
3. Il Cielo Sfondato
4. Gernika Eta Bermeo
5. Reason To Believe
6. Preferirei Piuttosto Gente Per Bene Gente Per Male
7. The Hammer
8. Itziar En Semea
9. Cold Turkey

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Dopo il rientro in pianta stabile con gli Afterhours, Xabier Iriondo pubblica “Irrintzi”, il suo primo disco solista. Primo perché, a fronte di una vasta discografia, fatta di progetti alternativi (Six Minute War Madness, A Short Apnea) e collaborazioni varie ed eventuali (Damo Suzuki,  Shipwreck Bag Show, Zu, Eraldo Bernocchi), “Irrintzi” per la prima volta reca stampato il suo nome e cognome. Tale decisione procede probabilmente dall’essenza intima e personale del disco, che, malgrado contenga diverse cover, o meglio, in questo caso, libere rielaborazioni di brani altrui, rappresenta la diretta traduzione della sua trasversale/alternativa musicalità.

Edito come doppio LP (corredato da un packaging interessante e curato), grazie a una joint-venture fra sei etichette discografiche, “Irrintzi” si esprime in un pastiche linguistico/stilistico che va dal rock al folk, dal noise all’industrial, componendo una visione del mondo, musicale e non, unica e unitaria, nella sua affascinante dimensione creativa autonoma, autoctona e artigianale.
Il chitarrista e compositore di origini basche ha infatti voluto tributare, sin dal titolo, un grande omaggio alla terra d’origine di suo padre (non a caso protagonista vocale su “Gernika Eta Bermeo”), dipinta coi colori forti del dissenso e del non-allineamento politico/sociale: “Irrintzi”, nella lingua basca, è una tradizionale esclamazione di gioia, un urlo stridente e prolungato (nonché il nome di un gruppo separatista armato). Lungi dal voler appiattire il contenuto del disco alla sola valenza etnica, è fuor di dubbio che Iriondo abbia voluto sperimentare, percorrere (ma soprattutto ri-percorrere) eventi, incontri, spazi e tempi significativi ed essenziali per la sua formazione personale, prima ancora che musicale.
Apre il platter “Elektraren Aurreskua”, e sono fin da subito evidenti le atmosfere basche, evocate attraverso gli strumenti folk (alboka, txitsu, tum-tum) suonati da Gaizka Sarrasola. Un certo primitivismo noise-rock anima la successiva title-track, mentre la più tranquilla e melodica “Il Cielo Sfondato” da conto della fondamentale fascinazione per il prog rock settantiano (Area docet, e infatti presente Paolo Tofani).
In “Gernika Eta Bermeo”, già citata in apertura, è possibile ascoltare la viva voce di Karmel Iriondo Etxaburu, padre di Xavier, raccontare la strage di Guernica, di picassiana memoria, su un sottofondo a base di cordofono. Il discorso cover inizia con lo Springsteen acustico di “Reason To Believe”, cantata sulle calde tonalità del blues da Paolo Saporiti, e in grado di sprigionare vibrazioni umbratili e minimaliste.
Versatilità ed eccentricità sono i cardini di “Preferirei piuttosto gente per bene gente per male”, atipico medley fra un brano del metalmeccanico della musica settantiana Francesco Currà, e un altro della premiata coppia Battisti/Mogol (da “Il mio canto libero”, 1972). Affresco musicale e concettuale piuttosto surreale, la composizione tiene comunque bene, e convince soprattutto in virtù dell’acume che ne sottende la realizzazione.
Di tutt’altra pasta la seguente “The Hammer”, scritta da Lemmy per “Ace Of Spades”, bestseller dei Motörhead, qui tradotta (assieme agli Ovo) nel crudo linguaggio industrial punk, fatto di chitarre urlanti e stridenti. “Itziar En Semea”, inno antifranchista del duo Pantxo Eta Peio, scompone l’originario linguaggio traditional folk, attraverso l’estetica noise, propria dell’estetica di Iriondo, sin dai suoi esordi. “Cold Turkey”, ultimo brano e ultima cover, rievoca il miglior Lennon solista (non necessariamente quello più noto), in una composizione, in puro e semplice r’n’r style, che mischia scomodi temi politico-sociali e tossiche inquietudini personali, in una riunione di famiglia con ¾ degli Afterhours.

Un modo semplice e diretto, ma perfettamente coerente, per chiudere un disco ad alta intensità e peso specifico, in grado, con poche ma sapienti pennellate, di coprire un range quanto mai vasto di stili, temi e riferimenti musicali, culturali e personali. Non sono in molti gli artisti capaci di imprese del genere, soprattutto se portate a termine con tanta spontaneità e freschezza. Xabier Iriondo è uno di questi, e “Irrintzi” ne è perfetta dimostrazione.

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