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Interviste

Intervista agli HATE BOSS

Conosciamo meglio Mattia ‘Low’ Tomasi (voce – basso – synth), Simone ‘Zacca’ Zaccaron (chitarra – synth), Emanuele ‘Ema’ Lombardini (batteria) e Alessandro ‘Ale’ Tomasi (elettronica – synth) ovvero gli Hate Boss, che quest’anno hanno visto uscire il loro primo cd “Time of the signs” (clicca qui per la nostra recensione) per l’etichetta Redled records/Venus, prodotto dalla stessa band.
Negli anni precedenti si erano già fatti sentire con due ep: Get out, 2010 per Onion records e So much, 2010, più un paio di remix.
Che gli Hate Boss sono di Conegliano Veneto, della provincia di Treviso ve lo dobbiamo dire, poiché all’ascolto suonano come una band elettronica anglo-internazionale.
Come si legge nel loro sito, i pezzi nascono in casa, nel brain-music-storm di vari strumenti electro, analogici e dall’ispirazione che viene dall’esperienza personale e dall’ascolto di disparata musica.
L’intervista nasce dallo scambio di alcune mail con Zacca, Ale ed Ema.

IS Il titolo del vostro ultimo album rimanda con un gioco di parole a un lavoro di Prince del 1987, un guru del funk pop. Quale riferimento volete richiamare con quel disco?
A Io e Low abbiamo un background musicale simile (probabilmente poiché siamo fratelli) che si rifà proprio a quel genere funk pop di cui è un po’ simbolo prince, quando poi Low ci ha proposto il gioco di parole è subito piaciuto. Nonostante il disco abbia sonorità differenti ci piaceva l’idea di citare un guru della musica come l’hai definito anche tu.

IS Per quanto riguarda le sonorità del disco, sul vostro sito si legge che le influenze vanno dalla “dance dei Daft Punk, il tiro dei Queens of the Stone Age, la ricerca sonora di Trent Reznor, Il funk di George Clinton, la sensualità di Prince e l’immediatezza del pop”. Dance, stoner, funk, pop… una vera ricerca musicale (come Reznor). Come nasce il vostro stile?
A Il nostro stile nasce e si forma con il tempo e con un duro lavoro autocritico.Lo so che gli artisti dovrebbero essere più liberi forse , ma noi crediamo molto nel non essere scontati a costo di non piacervi subito.

IS Sul vostro sito avete compilato una “guida ai pezzi”: spiegate come nascono, qual è l’ispirazione, come vengono “lavorati”. Tra le tracce che vi siete trovati tra le mani, come avete scelto quelle da inserire nel cd?
S Ci sono state scelte partorite con dolore dopo ore e ore di discussioni, “la mettiamo, non la mettiamo, magari la cambiamo un pochino”, altre invece sono state più d’impulso del tipo “questa è una bomba, vai la mettiamo sicuro!”. Di materiale ne è rimasto fuori parecchio, e il motivo possiamo dire che è lo stesso per cui le altre cose sono entrate nel disco, alcune cose ci facevano proprio schifo altre sono rimaste fuori con un po’ di rammarico magari, ma non erano in linea con il disco o non ne eravamo convinti al cento per cento.

IS Per gli Hate Boss sembra che collaborare, non solo tra musicisti, ma anche con protagonisti di altri campi dell’arte (per esempio la partecipazione alla colonna sonora della serie Bymyside, oppure le tshirt del gruppo realizzate da 108, uno degli artisti più interessanti del panorama italiano contemporaneo) sia più che naturale. Solo un modo per promuovere la band o c’è qualcosa di più?
S La collaborazione è ciò che ci piace di più (il nome che abbiamo scelto per la band ne è un’altra prova) e crediamo che in questo momento in Italia ce ne sia davvero bisogno, ci sono moltissime realtà e progetti interessantissimi, e l’idea che dall’unione dei singoli si arrivi a qualcosa di ancora più bello ci affascina. Personalmente poi la collaborazione di progetti che vengono da ambiti differenti è una cosa che adoro, attraverso una tua passione ti da la possibilità di conoscere cose a cui magari non ti saresti avvicinato. Un’esempio? Io Michel Gondry prima di “Around The World” mica lo conoscevo, ora è uno dei miei registi preferiti.

IS Gli Hate Boss suonano da poco più di due anni, nati nella provincia veneta avete avuto riscontri positivi europei e non solo.L’ultimo cd ha portato alla ribalta anche la stessa Conegliano, che è stata definita come la “New York dei Rapture” (ROLLING STONE)… Ci possiamo contare che lancerete il profondo nord est sul palcoscenico dell’idie rock?
E Il profondo nord est e’ già sul palcoscenico dell’indie rock da molto prima di questo progetto . E’ un luogo molto controverso il nostro, ci sono un sacco di realtà e se ne scoprono sempre di nuove . Il profondo nord est si da’ e si e’ dato sempre molto da fare noi vogliamo esserne una delle prove!

IS E la classica domanda finale: programmi per il futuro?
E Stiamo preparando le attività per la stagione più fredda , di sicuro ci sarà moolta mooltissima musica.

a cura di Silvia Bello

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