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Kaki King – Glow

2012 - Velour Recordings
pop/folk/indie

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Tracklist

1.Great round bound
2.Streetlight in the egg
3.Bowen Island
4.Cargo cult
5.Kelvinator, Kelvinator
6.Fences
7.No true masterpiece will ever be complete
8.Holding the severed self
9.Skimming the fractures surface to a place of endless light
10.King pizel
11.The fire eater
12.Marche slav

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Diciamo la verità, hanno provato in tutti i modi a trasformare Kaki King in una musicista di successo da palco mainstream, ma, fortunatamente, hanno miseramente fallito.

La ridda di voci su una presunta, incontrovertibile, crisi artistica della musicista di Atlanta si interrompe con Glow, album eccellente e figlio delle migliori ispirazioni della chitarrista. E’ una riscossa e una risposta quella di Kaki King. Una riscossa perché è un ritorno di grande valore a tutte quelle sonorità che l’avevano resa interessante all’occhio della critica, e una risposta perché proprio la critica ne aveva decretato l’appannamento negli anni immediatamente successivi all’esordio di Everybody loves you. Glow si presenta in tonalità molto classiche e l’apertura del lavoro, il brano Great round burn, mette insieme il singolo talento della cantautr ice americana con il background di archi più riuscito di tutto il disco. La lucida conversione della King ad un suono più propriamente pop era stata la caratteristica di lavori “estremi” come Dreaming of revenge, nel quale i suoni del disco avevano subito la pesante manipolazione di Malcolm Burn (Iggy Pop, Patty Smith, Bob Dylan), ma la commistione aveva miseramente fallito l’obiettivo e i fans avevano iniziato a storcere il naso, che sembrava doversi spezzare con il successivo EP, Black pear tree. Di fatto sarebbe stato più consono etichettare quest’ultimo Glow come un sogno di rivincita, perché è tra i suoni meno “futuristici” e più agresti di questo disco che si ritrova la strada abbandonata. La luce dell’occhio di bue è completamente incentrata sulle note della chitarra di King ed il suono non è minimamente manomesso da qualsivoglia intrusione, se non una leggera infarinata di percussioni e alcune azzeccatissime distorsioni sonore. L’album, composto da dodici brani risulta essere un lungo percorso privo di interruzioni di sorta che va dal primo all’ultimo brano, Marche slav, senza tradire storture particolari e coinvolgendo l’ascoltatore in pure divagazioni sonore, come nel caso di Cargo cult, che cavalca fino alla furia introducendo pian piano nei suoi quattro minuti circa un catalogo di variazioni, sia nelle ritimiche della chitarra che negli accompagnamenti delle percussioni, molto ampio. Le onde sonore di Fences sono un ottimo esercizio per far vedere come si possa lavorare su diversi ritmi alla chitarra senza, tuttavia, scomporre o stravolgere i caratteri fondamentali della canzone. Glow trova spazi che inaspettatamente coinvolgono ambienti più dark come il lento scorrere di Skimming the fractured surface to a place of endless light, tre minuti e mezzo di puro viaggiare con la musica e con la mente. E’ un lavoro invidiabile e da invidiare, un disco pieno, composto con maniacale capacità e pieno di cose indimenticabili.

Glow è una pagina unica della carriera di Kaki King che si candida appieno a disco dell’anno. Sarà per i recenti trascorsi in chiaro scuro o sarà perché indubbiamente il talento della chitarrista americana risulta esprimersi completamente in questo Glow? La seconda risposta convince molto di più.

[youtube]http://www.youtube.com/watch?v=TVG8DJLOs5U[/youtube]

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