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June Miller – I Couldn’t Be With You Even If I Wanted

2012 - Ouzel Recordings/Upupa Produzioni
post/rock/emo

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Tracklist

1.Finale
2.Zen Gain
3.Penrose Stairs pt. 1
4.Penrose Stairs pt. 2
5.Penrose Stairs pt. 3
6.Cold Air
7.Howard
8.Distances
9.The Firefly

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June Miller fu la seconda moglie di Henry Miller, per chi scrive uno dei migliori – se non il migliore – scrittori dei primi del ‘900. Musa, puttana, gran donna: si portò l’artista a Parigi e fece la vita per mantenerlo, mentre lui, tra espedienti ed esperienze varie, scriveva i suoi due capolavori (Tropico Del Cancro, Tropico Del Capricorno). Insomma, eroina assoluta. È questo è un fatto. Secondo fatto: l’album degli italiani June Miller è prodotto da Chris Crisci, uno di quelli che ai più non dirà un cazzo, ma che a quei pochi sfigati come il sottoscritto ha tipo salvato la vita con la sua musica. Crisci è lo storico leader degli americani Appleseed Cast, semplicemente uno dei migliori gruppi del pianeta. Terzo fatto: al disco partecipano Giorgio Borgatti (Three In One Gentleman Suit) e la veste grafica superlativa del cd è curata da Legno (Fine Before You Came).

I Couldn’t Be With You Even If I Wanted è un album internazionale. Il classico lavoro che all’estero ci invidieranno e che in Italia solo pochi eletti ascolteranno e apprezzeranno. Post rock in rotta di collisione con l’emo rock dei ’90, atmosfere cinematografiche, grandi spazi su cui far viaggiare tessiture soniche ora dense ora rarefatte, la voce di Federico Giarrusso che dosa ed arriva a squarciare il cuore quando meno te l’aspetti. Senza strutture strofa-ritornello-strofa, free form nel senso più assoluto, la musica dei cinque regala emozioni che credevamo dimenticate e relegate nel doppio Low Level Owl dei citati Appleseed Cast, o in quei dischi di etichette come Jade Tree, Deep Elm, Revelation. Mai più nessuno, nemmeno i soliti grandi nomi (Sigur Ros?) aveva saputo coniugare una raffinata ricercatezza sonora a un rovistamento rabbioso ed emotivo di viscere e pathos. Ascoltate brani come “Finale”, come “Zen Gain” e la suite in tre parti “Penrose Stairs” e ritroverete tutto.

Uno dei dischi dell’anno, indubbiamente.

[youtube]http://www.youtube.com/watch?v=QPB8oDPEB1I[/youtube]

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