Se ti chiami Telestar ed esci con un album omonimo a cosa puoi ambire se non alla g.d.o. musicale in luogo del negozietto una volta underground ora indie ?! Ed in effetti è esattamente così, con la formazione fiorentina a proporre un pop – rock molto anni ’90, dunque a chiara vocazione commerciale e caratterizzato da ampie ed avvolgenti melodie e, questa sì è una peculiarità, da una produzione veramente buona.
Ecco, quest’ultimo aspetto è forse l’elemento più interessante di “Telestar”, con i suoni estremamente puliti e gli arrangiamenti standard ma comunque ben equilibrati ed in grado di valorizzare un cantato sempre preciso ed ordinato.
Tutto il resto invece lascia un po’ perplessi, a cominciare dalle sonorità che, pur orecchiabili e fluide, appaiono assai canoniche ed orientate quasi esclusivamente al ritorno melodico; alcuni episodici riferimenti risultano poi talmente espliciti da condurre nel “già sentito” (“Lungo La Mia Strada” con i Telestar nei panni dei Depeche Mode, ne è la prova). Stessa cosa per i testi, troppo mono tematici ed incentrati quasi esclusivamente sull’amore e sugli annessi e connessi stati d’animo.
Sia ben chiaro, il prodotto è gradevole e si ascolta bene, ma appare poco spontaneo e costruito con l’espositore quale obiettivo finale. I Telestar danno cioè la netta sensazione di volersi dedicare unicamente o quasi allo svolgimento del “compitino”, evitando azzardi e scommesse ma finendo in questo modo per limitare se stessi oltre che le proprie composizioni. Non male, ma occasione, quanto meno parzialmente, perduta.
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