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Soundgarden – King Animal

2012 - Universal
grunge/rock/alternative

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Tracklist

1. Been Away Too Long
2. Non State Actor
3.By Crooked Steps
4. A Thousand Days Before
5. Blood On The Valley Floor
6. Bones Of Birds
7. Taree
8. Attrition
9. Black Saturday
10. Halfway There
11. Worse Dreams
12. Eyelid’s Mouth
13. Rowing

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Sono andato a vedere i Soundgarden questo Giugno a Milano. In realtà, ero andato a vedere i Refused (che sono stati fantastici), ma dato che ho sempre amato molto anche la band di Seattle, ho colto la palla al balzo. E’ stata un’ottima esibizione, che mi ha confermato le ottime abilità strumentali dei 4 e mi ha fatto tirare un sospiro di sollievo: da quando sono tornati, infatti, i Soundgarden avevano fatto solo passi falsi. Prima una inutile raccolta. poi un discutibile live, per chiudere in bellezza con l’osceno inedito “Live To Rise”, la canzone scritta per il film “Avengers”.

Ora, invece, siamo giunti al momento fatidico: un nuovo album in studio. Con “King Animal” i Soundgarden provano a reinserirsi nel panorama rock con un disco veloce e diretto, con tutte le caratteristiche del loro sound: ritornelli ariosi, riff hard rock moderni e la voce caratteristica di Chris Cornell. L’attacco coincide con il singolone “Been Away Too Long”, che non colpisce ma ha un bel ritornello. Si prosegue con “Non-state actor” e “By Crooked Steps”, entrambi discreti pezzi hard rock melodici ma che potevano essere complessivamente gestiti molto meglio. Con “A thousand days before” i SG tornano su uno dei loro grandi amori, le ballate con atmosfere “desertiche”: peccato che le due canzoni citate non abbiano la verve di “Superunknown” o “Burden in my hand”. La produzione carica il suono, ma si sente una certa stanchezza negli arrangiamenti e la noia inizia ad affiorare già a metà disco. Ci pensa “Bones of birds”a riportare in alto il disco: ottima atmosfera e grande cantato di Cornell.
E dopo? Eh, questo è uno dei problemi. C’è un singolone (“Halfway There”), un pezzo con un bel chorus trascinante (“Taree”), ma per il resto davvero poco altro. Le restanti canzoni sembrano brutte b-sides dei vecchi Soundgarden di “Down on the upside” (che già era un grosso passo indietro rispetto alle perle grunge di “Badmotorfinger” e “Superunknown”). Insomma, poco da gioire, in questo disco.

Certo, è migliore delle ultime prove della band di Seattle, ma non raggiunge l’obiettivo di spaccare, anche se la band ci prova in molti modi. Non è bruttissimo, non è discreto, è solo mediocre, ed è un peccato. Anche se, date le premesse, poteva andare molto peggio.

[youtube]http://www.youtube.com/watch?v=Y0A71tITqe0[/youtube]

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