Fatevi un giro sulla rete (o sulle riviste di settore) e vi accorgerete ben presto come il giudizio sul ritorno dei sardi The Rippers sia unanimemente condiviso e oscilli tra l’entusiasta e l’estatico.
Vengono addirittura definiti come la miglior garage band europea attualmente in circolazione. Ovvio e doveroso associarsi a tali sperticate – e giustificate – lodi, soprattutto dopo aver ascoltato il nuovo album Better The Devil You Know, ancora su Slovenly (una delle label più rappresentative in ambito garage e affini, con nel roster gente come Subsonics, JC Satan, Hell Shovel, solo per citarne alcuni). Il quarto album degli squartatori è una bomba, che ve lo dico a fare. Sempre spinto sull’accelleratore e sul punto di collassare in un’esplosione di fuoco e vomito, il garage punk selvaggio e schizzato dei nostri è sì revivalistico, ma con la corretta filologia ci si pulisce bellamente il culo. L’approccio è quindi quello di un qualsiasi gruppo della Estrus anni ’90 (per dare delle coordinate: facciamo The Makers e Hentchmen), ossia prendere il garage dei Sixties e stravolgerlo iniettando in esso massice dosi di punk ’77 e furioso british beat. Il risultato va dalle incazzatissime e malvagie rasoiate tipo I Was Going Home e The Prey Is In a momenti più orecchiabili e viziosetti come Few Moments Of Light e I’m Going Out Of Control, al country’n’roll indiavolato di Into My Trap, alle cavalcate lorde di r’n’r anni Cinquanta come Just For Ten Dollars ed A Future Time.
Per chi vive di questi suoni, acquisto più che obbligato.