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Good Vibrations, di Lisa Barros D’Sa e Glenn Leyburn


Scheda


Presentato in anteprima nazionale al Festival del Cinema di Torino, Good Vibrations è la vera storia di Terry Hooley, icona della musica nord-irlandese degli anni 70 e padrino del punk di Belfast.

“What a fuckin’ nightmare!” esclama il protagonista guardandosi intorno.
Non c’è tregua nell’Irlanda del Nord degli anni 70 e Belfast è divorata dall’odio cieco causato dallo scontro tra cattolici e protestanti. Terry Hooley è un pacifista, le differenze religiose non lo riguardano: lui ama la musica e conosce il suo potere. Decide così di aprire un negozio di dischi in Great Victoria Street, la via delle bombe. Un cartonato di Elvis all’ingresso ed ecco creato il Good Vibrations, un piccolo record store che rappresenterà per tutti i giovani di Belfast (e non solo) il simbolo autentico della ribellione ad un’epoca devastata dalla guerra civile.
Terry riconosce la genialità e la potenza liberatoria della musica punk durante un concerto in cui una band a suon di “We Hate Cops” riesce a scacciare gli sbirri da uno scalcinato pub.
C’è tanta realtà e poca finzione in Good Vibrations. I filmati storici degli scontri armati si mischiano alle immagini oniriche che crea la mente di Terry; da quando da bambino correva nel giardino di rose accompagnato da “I Saw The Light” di Hank Williams, alle apparizioni in età adulta dello stesso Hank che, severo, approva o meno le sue scelte di vita.
La passione è sicuramente il tema dominante di tutta la pellicola, e la creazione della Good Vibrations Record l’unico modo per ottenere il potere che il sistema non poteva dargli. Terry crede nella forza espressiva insita in ogni uomo e si trova così a lanciare band come Rudi, The Outcasts, Ruefrex e The Undertones con il fortunatissimo singolo “Teenage Kicks”.
Good Vibrations è una pellicola genuina e mai patinata, in cui Richard Dormer interpreta un grande Terry Hooley e l’atmosfera fumosa e ubriaca di fine degli anni Settanta è resa perfettamente. La musica, dal primo minuto al novantasettesimo è strabiliante.
Difficile dire se la storia abbia un lieto fine o meno. Durante il concerto finale dell’80 nell’immensa Belfast Ulster Hall, Terry rinuncia all’amore della sua famiglia per quello ancor più grande per ha la musica, la cosa più importante della sua vita.

No more darkness, I saw the light.

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