“Cactus”, primo album dei Mai Personal Mood, segna l’evoluzione della band verso una più vicina maturità artistica.
I giovani musicisti pugliesi erano già riusciti a farsi notare nel 2011, con il loro EP “L’Heure dEPart”, in grado di ricevere apprezzamenti un po’da tutte le parti, aprendo loro la strada verso un lavoro di lunga distanza a cui si è arrivati grazie alla “vista aguzza” di Forears.
L’abbandono della forma canzone a favore di un flusso sonico armonico e a tratti ruvidamente “sporcato” in tinte elettroniche con venature “dark” (pur senza mai andare a perdere in melodicità) pare essere la principale scommessa vinta dai M.P.M., che hanno il grande pregio di suonare “internazionali” senza per questo abbandonare l’uso della lingua italiana.
Un album di sicuro interesse, tra cui spiccano l’iniziale adrenalinica “Cactus” (peccato per la parte vocale un po’troppo flebile rispetto al contesto strumentale), l’ipnotica “Guadalupe” e la melanconia in tinte elettro-dark di “Fobie” (a mio parere la vetta melodica dell’album).
Una salutare ventata di freschezza nella scena indie italiana, di cui sentiremo ancora parlare.
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