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Pissed Jeans – Honeys

2013 - Sub Pop
punk/grunge/alternative

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Tracklist

1. Bathroom Laughter
2. Chain Worker
3. Romanticize Me
4. Vain In Costume
5. You’re Different (In Person)
6. Cafeteria Food
7. Something About Mrs Johnson
8. Male Gaze
9. Cathouse
10. Loubs
11. Health Plan
12. Teenage Adult

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E’ tutta una questione di attitudine. Se i Pissed Jeans hanno acquisito il grezzo sound del nord America di trent’anni fa, non può essere altro. Certo non ci sono intenti di innovazione né il fine di rivoluzionare un genere, come mai quando si parla di gruppi revival di questo tipo. Non si parla neanche di manierismo, termine che stonerebbe alquanto accostato all’idea di sound radicata, da sempre, nella schiettezza e l’immediatezza; in un “atteggiamento”, soprattutto.

I Pissed Jeans scaraventano l’ascoltatore in un cratere di lava infuocata da riff scartavetrati, parole lerce e volgari come vomitate sul microfono dal cantante Matt Korvette, sezione ritmica e cadenzata e furiosa, repentina, clima adeguatamente torbido e lugubre; tutto viene creato per giungere al risultato canonico: rabbia, alienazione e nervi tesi. Disgustare il pubblico, esaltare i fans fanatici, sovvertire gli schemi prestabili, al massimo procurarsi un bel ematoma al concerto, se tutto va bene, come i bei tempi andati che furono in California coi Black Flag e a Chicago con i Jesus Lizard, e nient’altro. Proprio ai due generi cui le band citate fecero da apripista, rispettivamente l’hardcore punk americano inizio anni ’80 e il noise-rock e post-hardcore fine ’80 inizio ’90, i Pissed Jeans si ispirano maggiormente. E capirai se non vi risulteranno al passo coi tempi, perché non vogliono esserlo affatto, o se vi aspettavate un po’ di virtuosismo in più (da una band che porta il nome di Pissed Jeans?! Ma dai!), o se ancora vi suoneranno “già sentiti”, poiché si, probabilmente li avete già ascoltati: premere play su “Honeys”, quarto ed ultimo album di questi quattro cafoni provenienti dalla Pennsylvania, uscito per Sub Pop, è come fare un tuffo nel passato, mettere in rotazione Fear, Black Flag, Big Black, Melvins, Jesus Lizard, Flipper tutti insieme, e sperare che il lettore non esploda.
Sicuramente più riuscito del prodotto del 2009 “King Of Jeans”, i Pissed Jeans si ripropongono a distanza di anni, meno esitanti e convinti più che mai, spinti da tutto ciò che di buono hanno potuto ballare convulsamente in gioventù: si va dagli scatti stoner e aciduli contenuti in “Loubs” (che ricorda tanto i peggiori Kyuss) allo street punk ripulito e reso heavy, come se fossero degli Exploited istruiti, di “Bathroom Laughter”. Interiorizzano a pieno la lezione del noise-core dai tempi rallentati, ondeggianti, ossessivamente ripetitivi (“You’re Different (In Person)”, “Male Gaze”, “Cafeteria Food”) trascrivendo linee di battiti altalenanti, alla garage-rock del Midwest maniera; un po’ come fantasticare su di un chimerico ed azzardato paragone con dei Wipers sgraziati e frenati fino allo sfinimento misti alla voce di un simil-Steve Albini dal tono molto più roco, profondo e tagliente. Chiudono la sessione gli spasmi e le distorsioni di “Teenage Adult”, straripando, ancora, con dinamiche cadenzate e periodiche, stremanti.

Eredi di altri luoghi ed altri tempi, i Pissed Jeans, se non siete nostalgici del genere, vi sembreranno una band rumorosa ed insignificante come tante altre, e li cestinerete. Per gli amanti, invece, è obbligatorio l’ascolto; giusto per tirare le somme sugli sviluppi e restare aggiornati sulle potenziali bombe che, ad oggi, ancora possono esplodere legando agenti diversi emersi in seno allo stesso grande filone, l’hardcore primordiale: frutto acerbo di uno dei decenni più frenetici e radicali per la musica underground, gli anni ottanta.

[youtube]http://www.youtube.com/watch?v=QkHqXwjjDdY[/youtube]

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