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Matmos – The Marriage Of True Minds

2013 - Thrill Jockey
elettronica/sperimentale

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Tracklist

1.You
2.Very Large Green Triangles
3.Mental Radio
4.Ross Transcript
5.Teen Paranormal Romance
6.Tunnel
7.In Search Of A Lost Faculty
8.Aesthetic Vehicle
9.ESP

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Il docente universitario di letteratura inglese ed il meticoloso cuoco-casalingo, Shakespeare e Ramsay. Non è l’inizio di una barzelletta o il format d’una nuova serie della Fox: le attività extra-Matmos di Martin Schmidt e Drew Daniel servono a ricordarmi le infinite connessioni nell’interattiva mappatura dello scibile umano.
Dagli esordi datati ’96 nella scuderia Vague Terrain alla crescita artistica in seno alla Matador, il duo di San Francisco (approdato infine quest’anno alla Thrill Jokey) ha intrapreso un processo kafkiano di metamorfosi artistica, un inventario fatto di campionamenti e suggestioni dapprima finemente concettuale via via sempre più organico: un lavoro certosino e a tratti maniacale quello che ha portato al matrimonio delle menti “pure” (come suggerisce il titolo mutuando il Sommo Poeta inglese), fatto di esperimenti para-musicali in bilico tra scienza e psicologia. Sessioni telepatiche e cori randomici, cavie umane e “process music”: una fenomenologia idm che eleva i Matmos al rango di scienziati elettronici? Interrogazione lecita, perché viene da chiedersi se questo tumultuoso dispendio d’energie nello sparigliare gli alambicchi della ragione elettronica non rimanga infine semplice divertissement d’autore o caleidoscopio concettuale privo di “cuore”.
Pensiamo a Bjork, collaboratrice e amica del tandem nordico: il suo “Biophilia”, ancor più azzardato e oltranzista concept-album/”App” per tablet, ambiva alla creazione di un microcosmo mutevole di note ed img inscatolato nel contenitore prediletto dalla Apple Generation; ma senza l’innovazione compositiva l’aura della chanteuse rimaneva imprigionata nel personaggio di cigno hi-tech.
I Matmos invece mantengono le distanze da fuorvianti escalation da mercato tecnologico, rimanendo algidi alchimisti da scantinato pronti a stupire con l’asso – maistream – nella manica: il loro appeal commerciale è indubbiamente diverso da quello del folletto islandese, ma l’afflato pop fa sì che non risulti incolmabile il divario con esperienze quali Burial, Four Tet, Squarepusher, Aphex Twins. All’inizio sembra l’ossessione matematica del Tesla-Bowie in The Prestige, poi la componente poetica prende il sopravvento: c’è un tocco di magia – figlio della curiosità piuttosto che del dogma – nella composizione dei Matmos. La fissità del dosaggio culinario e il pathos dei versi d’amore?
Cuore, muscoli e cervello diventano un tutt’uno, almeno stavolta: amalgama esotica filtrata dub-glitch (You, Aetheric Vehicle) o doom (la buzzcock-iana E.S.P. che si inietta Heroin in Tahiti), rumore bianco o noir apocalittico (Ross Transcript, Very Large Green Triangles), fino ad arrivare all’incubo techno senza fine di The Tunnel (vi ricordate il ciclista-fantasma in autostrada ne Il Seme della Follia di John Carpenter?). Riacquisite le facoltà mentali dopo i bagordi post-cerimonia potreste svegliarvi tra bizzarrie onomatopeiche (una macchinetta per il caffè espresso o lo starnazzare d’anatre): The Marriage of True Minds delizia e confonde, incerto vaticinio subacqueo da cyber-crime à la Minority Report. Avanguardia o sofisticazione? Luminari o tecnocrati? Metafisica o matematica? A voi la scelta, è un’opinione.

“There was a light at the end of the tunnel, but it isn’t daylight”

[youtube]http://www.youtube.com/watch?v=gz64trDyssc[/youtube]

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