Dopo 3 anni di silenzio, Fabri Fibra torna sul mercato discografico con il suo nuovo album Guerra e Pace.
Se con Turbe Giovanili era riuscito a raccontare la piccola realtà del rap underground a cavallo degli anni zero, con Guerra e Pace si catapulta nel 2031 (o forse siamo ancora nel 2013?) per analizzare la situazione italiana e umana.
La prima traccia che colpisce è la numero quattro, Che Tempi, nonché emblema del disco.
“Che tempi, bisogna stare attenti, per schivare colpi” (Ritornello)
…
Come se generazioni di scrittori non l’avessero mai capito.
Insomma, in questa canzone, e nella maggior parte del disco ritorna con forte persistenza il monotono clichè delle avversità della vita, o meglio, di quanto sia difficile per un individuo affrontare con leggerezza la quotidianità.
Ad esempio, Ring Ring è un gioco di parole fra la “sveglia” del telefono e il ring da boxe, ovvero, viene riproposto il fatto di “stare attenti per schivare i colpi” (bassi) della vita.
La perla però, si ha con Non Credo ai Media, dove Fabri Fibra, da rapper italiano si trasforma in elettore del M5S o fan di Mistero, avvertendoci sul fatto che oramai, nel 2031 le informazioni possono essere manipolate.
Per quanto riguarda le basi, in parte, sono forti richiami a quel sound noir di Turbe Giovanili (Bisogna Scrivere) e, in parte, si cerca di essere originali, essere al passo con i tempi, varando sull’electro/dupstep (Pronti, Partenza, Via!, Tutto in un Giorno e Nemico Pubblico ne sono un esempio): seppur vi siano beat intelligenti che stupiscono, la novità(?) della dupstep, oltre che a stonare, fuoriesce dagli schemi del rap, producendo qualcosa di scontato.
Il nodo centrale da capire è che Fabri Fibra non abbraccia né il rap di Mecna né quello dei Club Dogo. Lui si pone esattamente tra i due, cercando di interpretare il ragazzo che vuole uscire dal Sistema, affrontando tematiche importanti e in questo modo, cercando di distaccarsi dai suoi colleghi.
Il punto è che ciò viene fatto in maniera totalmente banale e commerciale, forse(?) facendolo pure apposta, in modo da riuscire a rivolgersi alla stragrande maggioranza degli italiani.
Non a caso il senso di Fabri Fibra si racchiude nella frase della terza traccia, Voce:
“Sette dischi che ho fatto ho cercato di dirvi solo una roba
Raga, lasciatemi fare l’Mc, anche se a volte mi viene così così
Ho bisogno di questo foglio, di questo sogno
Di questo pubblico, di questi SOLDI”
Forse, vista la situazione italiana e il sorgere dello Tsunami di Grillo, vista l’attuale ostilità che la ggente ha contro la kasta, visto il dilagare della UKF dupstep, questo è il disco giusto per far soldi e non per essere sé stessi.
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