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Edible Woman – Nation

2013 - Santeria
rock/alternative

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Tracklist

1. heavy skull
2. safe and sound
3. psychic surgery
4. a hate supreme - killing koke
5. cancer
6. money for gold
7. nation
8. call of the west/black merda
9. the action whirlpool
10. will

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Facciamo un giochino. Fate finta si sia su Pitchfork e si debba dare un voto al nuovo Edible Woman: ipotizziamo che il recensore non sappia neanche da dove diavolo provenga la band. Ok, dei decimali non ce ne frega un cazzo, ma sono sicuro che non si andrebbe sotto il 7.8. Ecco. Ora torniamo nella realtà, dove sappiamo benissimo che quegli ignorantoni etnocentrici di Pitchfork nemmeno lo avranno recensito, Nation. E il 7.8 (o anche di più) lo staranno elargendo a qualche cazzone del Midwest, novello emulo di Ty Segall o di Christopher Owen.

Bene. Veniamo alla musica: meno ostica rispetto al passato, ma non stiamo certo parlando di “commercializzazione” (termine desueto, è vero, in un periodo storico dove ormai i dischi non si vendono più, ma non me ne veniva in mente un altro) o di un rifiuto della matrice post punk in favore di una più “alternative”. Si parte sempre da lì, da un post punk venato di oscurissime tinte dark, ma si arriva da tutte altre parti. Nation è una creatura tentacolare che si espande e avvolge ogni suggestione, creando un suono personale che almeno in Italia (vogliamo fare in Europa?) non ha nessuno.
Si parte in sordina con “Heavy Skull”, ma è solo un abbaglio: ben presto si sprofonda in un vortice nero di meccanicità kraut, di danze sciamaniche forsennate come solo i primi Killing Joke sapevano officiare (“A Hate Supreme”), di ritmi dispari e tentazioni matematiche (“Call Of The West/Black Merda”). In un brano come “Cancer” si cambia atmosfera ripetutamente facendo risultare il tutto molto omogeneo, dall’inizio quasi Depeche Mode ad un finale in crescendo che rimanda ancora ad ossessioni kraute ardue da sopire. L’album (prodotto magistralmente da Mattia Coletti) è un tripudio di synth, chitarre arpeggiate-incrociate-incazzose, voce che conduce il rituale alternando il proprio registro con efficacia.

Nation è un disco che muove dall’avanguardia senza essere pretenzioso ed incomunicabile, che gioca con l’oscurità senza essere banale. Nation è un signor disco.

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