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Intervista agli ZOCAFFE: uno sguardo nel backstage del nuovo album “Noi Non Siamo Figli”

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Tra Gaber e gli Skiantos, in mezzo, a testa altissima, ci sono gli Zocaffe. Il loro secondo disco, “Noi Non Siamo Figli”, è un romanzetto popolare che si fa portavoce di tutte le storie di vita paesana che abbiamo perso per strada e che giusto ogni tanto fa molto bene risentire. Anacronistici, ma non per questo patologicamente fuori dal tempo, gli Zocaffè riescono a stupire, da un lato gestendo al meglio una commistione di stili e influenze variegati su cui altri scivolerebbero rovinosamente, dall’altro con l’attitudine sorniona con cui spiattellano senza remore testi a tratti davvero brillanti.
Li abbiamo incontrati, abbiamo approfondito la loro conoscenza e abbiamo fatto un salto nel backstage del loro nuovo album “Noi Non Siamo Figli”.

Perchè avete scelto di ambientare il vostro disco in questo “paese immaginario” dove personaggi come Antonello, Gianni o Donatella danno vita a storie surreali?
Il nostro paese è un po’ come “il bar sotto il mare” di Stefano Benni, un bar immaginario dove si ritrovano tutti questi personaggi assurdi e ognuno di loro racconta una storia.
Abbiamo rappresentato la nostra generazione con questi personaggi e con le loro storie, che apparentemente possono sembrare lontane o assurde rispetto a noi, ma alzi la mano chi attorno a se stesso non vede ragazzi dipendenti da psicofarmaci come Donatella o bamboccioni che viziati dalla madre si ritrovano come pesci fuor d’acqua come Antonello.
Sono vari capitoli che raccontano di questo paese, che nel suo piccolo descrive il mondo che ci circonda, tutto il mondo è paese.

Come nasce la copertina Noi non siamo figli? Quanto è importante il fattore estetico nel proporre un prodotto musicale nell’era moderna?
I Beatles nel 67 rappresentarono tutti i personaggi più influenti del secolo nella storica copertina di “Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band”, da qui è partita l’idea di ricreare quella platea di sguardi fissi con i personaggi del nostro disco, che assieme creano questo paese “immaginario”.
Per noi la copertina di un disco è fondamentale, anche se, coi mezzi di diffusione musicale odierni è un po’ passata in secondo piano. Non esiste il paragone di attenzione che diamo ad una copertina su vinile 30 x 30 cm con un 12 x 12 del cd, ne tantomeno su uno schermo.
Ci piace collaborare con aritsti che possono dare una loro visione al nostro progetto, in questo caso i personaggi di plastilina sono stati realizzati con l’aiuto di Riccardo “Ruggine” Pieruccini, già nostro collaboratore nel videoclip di Sognando Vaticano in stop-motion.

Come è nato il rapporto con la Phonarchia Dischi e come si è sviluppato quello con Riccardo Stefani?
Tutto è partito dalla “City Music” a Lucca, tutti e quattro Zocaffe lavoravamo in questa sala prove / studio registrazione che per noi era la base operativa della band oltre che un lavoro.
In quel periodo abbiamo conosciuto Riccardo Stefani, che cantava queste storie dei personaggi del suo paese Fiano, da lì è partito un progetto che insieme al nostro produttore artistico Nicola Baronti continua ad andare avanti ed evolversi.
Phonarchia Dischi più che un etichetta è un collettivo fatto di band che, con un marchio di sound ben preciso, si aiutano a vicenda, condividendo uno staff per la cura dei vari aspetti che girano attorno al gruppo.

Il Funerale e Il Matrimonio sono due cose in contrapposizione o la stessa faccia della stessa medaglia? Come nascono queste due canzoni?
In realtà “Il matrimonio” è legata con “I boschi di Fiano”, si parla di un ragazzo, Riccardo, che fugge dall’amore e dalla stabilità, sempre alla continua ricerca di un qualcosa che lo faccia sentire libero.
“Il funerale” invece è una situazione alla Jannacci, dove ci si finge morti per vedere la reazione dei propri amici e parenti. Questo brano si lega con “Gianni” nel rappresentare il tipico perbenismo italiano, dove di facciata pubblica si è buoni e cari e in quella privata poi…
Essendo un concept-album tutti i pezzi sono legati in qualche modo fra loro.

Più in generale, quale è il processo creativo che adoperate?
Partiamo dal testo, da lì inquadriamo l’atmosfera che vogliamo dare alla storia e cominciamo a lavorarci sopra. Cerchiamo di seguirlo in tutti i suoi sbalzi emotivi senza porci dei limiti su generi, abbiamo inserito un po’ di tango su “Tatiana” per farla ballare ingenua e felice, un latino per la festa del matrimonio, un pulp in “Donatella” per renderla più frenetica. Ci piace sperimentare e andare a spasso nella storia della musica.

E adesso? Video, concerti, tour? Cosa avete in programma per il futuro più o meno immediato?
A breve uscirà il video del singolo “Noi non siamo figli”, nel frattempo presentiamo il nostro lavoro in giro per l’Italia, per saperne di più visitate il nostro sito www.zocaffe.com
I progetti futuri sono nuove canzoni, dopo il secondo disco viene il terzo, chissà cosa succede di qui al prossimo anno, noi si suona poi si vedrà.

Come anticipativo, qui sotto trovate il video del backstage del nuovo album “Noi Non Siamo Figli”!
Buona visione!

[youtube]http://www.youtube.com/watch?v=AQXcHXRtbM0[/youtube]

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