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Vampire Weekend – Modern Vampires Of The City

2013 - XL Recordings
indie/rock

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Tracklist

1. Obvious bicycle
2. Unbelievers
3. Step
4. Diane young
5. Don't lie
6. Hannah hunt
7. Everlasting arms
8. Finger back
9. Worship you
10. Ya hey
11. Hudson
12. Young lion

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Una cosa è sicura, il moderno vampiro della città ascolta musica di bassa lega. Avete presente quei b-movies che finiscono nel dimenticatoio dopo tre giorni di programmazione nelle sale? Ecco a voi l’ultimo lavoro dei Vampire weekend, l’emulatore musicale di un film di serie b che non corre nemmeno il rischio di essere ripescato, dopo anni luce, dal Tarantino di turno.

Modern vampire of the city merita una menzione speciale per la rottura di palle che porta con sé. La conferma che quanto di buono fatto dall’indie in pochi anni di vita, da quell’inizio di ’00 sfolgorante, è stato sputtanato in maniera indecente dagli arrivisti, manager “muscolosi” da night-club con il vizio di dare peso a qualsiasi cosa essi producano. Questi 4 figli della sfiga hanno più di un motivo per recriminare, per prendersela con la poca esperienza musicale e con la mancanza totale di intraprendenza. Modern vampire of the city è anonimo, semplicistico, poco vario, musicalmente vano e con il titolo più irritante della storia della musica, una commistione di fattori che non vi sarà di grande aiuto nel momento in cui andrete ad ascoltare brani come Step, proprio in quel momento nella vostra testa si insinuerà un dubbio amletico: devo aver dimenticato di caricare l’iPod, è chiaramente scarico – e la stessa identica sensazione vi porterà all’esaurimento con la successiva Diane young, una prova vocale meschina, l’anticamera di emozioni da Zecchino d’oro con 20 anni di ritardo. Adesso non è che voglio affermare che questo disco sia quanto di più basso mai prodotto dalla scena americana dell’indie della east-cost, ma voler spendere ore in sala di registrazione per il divertimento di quattro “sciocchini” è un insulto alla faccia della più genuina scena underground della musica rock. Preparatevi a leggere ogni sorta di becera celebrazione su questo disco, preparatevi alle urla isteriche di tutti quelli che vi descriveranno un brano come Hannah hunt come un prezioso affresco di arte pura, e preparatevi, successivamente, alla bestemmia al momento dell’ascolto. Da quel momento in poi partirà la sfida a chi trova una parte vocale più brutta e più stonata tra tutto l’indie prodotto da inizio 2013 ad oggi. Non manca ovviamente la celebrazione dei luoghi, una discesa sulle rive del fiume Hudson nell’omonima canzone, un rito officiato dalla voce indescrivibile di Koenig, imbarazzante intermezzo su una base piuttosto decente, l’unica apprezzabile in tutto l’intero svolgersi dei dodici brani del disco. La chiusura del lavoro è affidata a Young lion, un minuetto imbarazzante che merita un premio speciale in quanto si tratta del brano più breve dell’intero album.

L’ascolto di Modern vampire of the city ha risvegliato vecchi rancori verso questo modo di fare musica. Esco immediatamente per comprare quattro paletti di frassino.

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