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Queens Of The Stone Age – …Like Clockwork

2013 - Matador
rock/stoner

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Meglio chiarirlo fin da subito: l’album non è niente male. Essenzialmente, si tratta di una sorta di sommario della carriera dei QOTSA, una raccolta inedita del repertorio classico della band, con qualche divagazione nei generi e qualche collaborazione sorprendente.

…Like clockwork è il sesto album da studio dei Queens of the stone age ed è composto da dieci brani, con liriche interamente appannaggio di Josh Homme se escludiamo Kalopsia, in collaborazione con Alex Turner. È un album di “ritorni ed abbandoni”, perché per un Nick Oliveri che torna nel gruppo come bassista ufficiale, c’è un Joey Castillo che lascia (non senza aver contributo alla realizzazione di alcuni brani del disco) il seggiolino della batteria al suo sostituto naturale, Dave Grohl, ed è anche un disco dalle collaborazioni insolite ma funzionali, come quella con Elton John nel brano dall’incedere potente, Fairwheater Friends, che, tirando le somme, risulta essere anche uno degli episodi più orecchiabili di tutto il disco. Celebrare un album dei QOTSA richiede, tuttavia, una predisposizione particolare all’ascolto delle parti di chitarra di Homme le quali, da sole, rappresentano uno dei principali motivi che giustificano l’ascolto dei dischi dei Queens of the stone age e non va escluso …Like clockwork , che così bene si sviluppa sull’incredibile capacità del ragazzone di Joshua Tree di suggerire trame astute, con riff che restano facilmente impressi nella mente e improvvisi passaggi a sezioni ritmiche dalla forza melodica difficilmente rintracciabile in altri musicisti del genere, è il caso questo di brani come l’ouverture Keep your eyes peeled e If i had a tail. Caratteristiche che messe insieme hanno fatto la fortuna del gruppo negli anni passati, soprattutto da Lullaby to paralize in poi. Scorrendo il tempo a ritroso si possono trovare reminiscenze del passato remoto dei QOTSA (soprattutto quelli molto apprezzati degli esordi) con vere e proprie “urla da battaglia” come My god is the sun, primo singolo estratto dal disco, che si gioca la palma di miglior episodio del disco con Kalopsia, ma qui è puramente una questione di gusti visto le enormi differenze che i due brani mostrano, all’ascolto, nella loro composizione. Chiudono l’album l’affresco di Appear missing e la title-track che come “riempitivi” non sono niente male e meritano l’approfondimento.

Era vulgaris, dopo aver ascoltato questo ultimo lavoro, risulta essere un passaggio piuttosto sbiadito della carriera dei QOTSA e se devo essere sincero, anche se non è il caso di ripudiarlo a priori, non è che mi dispiaccia poi così tanto. I Queens of the stone age hanno la stoffa degli artisti che possono continuare a far musica di assoluto valore per anni ed anni a venire. Come i R.E.M. o i Rolling Stone.

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