“L’assenza di limitazioni è nemica dell’arte”: questo aforisma di Orson Welles si è rivelato un vero e proprio mantra per Mike Thies (batteria, tastiere) e Topu Lyo (violoncello, elettronica), durante la lavorazione del loro nuovo “Doyers”.
Non è cosa facile imporre dei limiti netti alla propria creatività al fine di preservare una certa integrità musicale alla propria opera, soprattutto quando si ha il talento e la voglia di sperimentare dei Live Footage, proprio adesso che la critica musicale specializzata sta iniziando ad interessarsi seriamente al loro lavoro, tanto da includerli tra i migliori compositori “surrealisti” di colonne sonore.
Ne viene fuori una scaletta di diciassette tracce, rigorosamente strumentali, nelle quali i Live Footage riescono a dosare con eleganza le proprie attitudini stilistiche, amalgamando elementi elettroacustici, già messi in evidenza nelle precedenti prove in studio, anche se qui il discorso viene portato avanti da un punto di vista melodico e sperimentale. Meno improvvisazione “libera” e più gusto melodico: si parte da solide impalcature jazz, dub e persino psichedelic-rock per poi lanciarsi in improvvise variazioni sul tema, dipingendo paesaggi sonori con indubbia eleganza ed uno spiccato gusto cinematografico.
Musica che sviluppa le sue trame in senso circolare e che si autorigenera proponendosi di non rimanere un semplice sottofondo, ma qualcosa in più.
E allora peccato per l’eccessiva lunghezza dell’album che, complice un finale leggermente in “decrescendo”, attenua l’intensità di quello che avrebbe potuto essere davvero un signor album.