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Editors – The Weight Of Your Love

2013 - Pias
rock/indie

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Tracklist

1. The Weight
2. Sugar
3. A Ton Of
4. What Is This Thing Called Love
5. Honesty
6. Nothing
7. Formaldehyde
8. Hyena
9. Two Hearted Spider
10. The Phone Book
11. Bird Of Pay

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“The back room” (2005), “An End Has a Start” (2007) e “In This Light and On This Evening” (2009) davano l’idea di essere di fronte ad una buona band, sicuramente niente di epocale visto il sapore molto Interpol delle prime 2 prove e quello più particolare ma meno corposo della terza, però comunque ad un complesso, come si diceva una volta, che avrebbe certamente potuto dire la sua nel corso degli anni a venire.

Ecco, dopo 4 anni densi di accadimenti (in primis l’addio del chitarrista co-fondatore Chris Urbanowicz, sostituito dal co.co.pro Justin Lockey) alla formazione di Birmingham basta questo nuovo lavoro “The Weight of Your Love” per mandare a puttane quanto di discreto/buono fatto e passare istantaneamente dalla serie “band indie-rocker con pregi e difetti, ma comunque onesta e dignitosa” a quella decisamente inferiore “pur di vendere suono più loffio dei Toad the Wet Sprocket”.
“The weight of your love” sembra infatti un bignami di tutto quello che si è sentito per radio/mtv/virgintv&radio negli ultimi anni, senza un briciolo di personalità, uno spunto, un’idea. Tutto sembra costruito: a) per vendere; b) per suonare bene live, con ottimo indotto di accendini e braccialettini luminosi; c) valorizzare la voce di Tom Smith, bravo per carità di Yeezus, ma davvero troppo pieno di sé negli indigestibili passaggi dal falsetto allo Springteen (Bruce), passando per il Vedder (Eddie) e pure per il Martin (Chris).
Non c’è un pezzo che convinca per intero e questo nonostante una varietà sonora assolutamente notevole: c’è un po’ di new wave, depotenziata e priva di nerbo, ci sono tanti fiati, tantissimi archi, zuccherosi sinth, cori e coretti a catinelle. Ci sono poi i Coldplay in “What is this Thing called Love”, ma non solo, con Smith impossessato da una falsettite imbarazzante (a proposito su www.stopalfalsetto.org potete sottoscrivere la petizione per bloccare questa prassi tanti fastidiosa e dannosa), c’è l’omaggio ai Depeche Mode in “The weight”, ci sono i The National in “Bird of Prey”, i peggiori U2 della storia in “A Ton Of Love” – pezzo che non poteva non essere scelto come primo singolo di lancio – e per non farci mancare proprio nulla ci viene proposto anche l’elettro-rock dei Muse in “Sugar”.

Il risultato finale sono 11 tracce 11, sicuramente eterogenee e radiofoniche ma senza cuore, passione, voglia. E con un’insopportabile ambizione di piacere a tutti, cosa possibile nemmeno alla figa, alla birra ed al football, figuriamoci a questi ragazzotti britannici.
Davvero un brutto disco!

Voto: “New Constellation” dei Toad the Wet Sprocket, tutta la vita!!!

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