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Defheaven – Sunbather

2013 - Deathwish
post/metal/black

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Tracklist

1. Dream House
2. Irresistible
3. Sunbather
4. Please Remember
5. Vertigo
6. Windows
7. The Pecan Tree

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Gli americani Deafheaven sono diventati, dopo la firma con la Deathwish di Jacob Bannon e l’uscita di “Road To Judah”, la band più chiacchierata di tutta quella schiera di gruppi (Liturgy o Krallice per citare i più conosciuti) che, partendo da un metal che ha nel black la sua forma primaria, hanno fuso influenze diversissime e confuso spesso le idee a molti ascoltatori.

Intendiamoci, niente di completamente nuovo, dopotutto i Weakling quasi quindici anni fa (e ben prima di Agalloch e Wolves in the Throne Room) avevano già codificato tutte queste idee in un solo disco, “Dead As Dreams”, di cui molti ne ignoreranno l’esistenza e l’importanza storica.
Ritornando a “Sunbather”, l’artwork pieno di colori come rosa e arancione e un titolo dal sapore “estivo” rendono il tutto ancora più fuorviante, quasi a voler sbeffeggiare il circo black metal e tutta la sua aura di sacralità.
Che questo sia effettivamente voluto o casuale non ci è dato sapere, quello che sappiamo però è che, ancora una volta, i californiani hanno fatto centro pieno, cosa non facile dopo il precedente debutto.
I brani infatti mantengono una lunghezza abbondantemente sopra i dieci minuti, ma vengono alternati questa volta da intermezzi che danno molto più respiro e agevolano l’ascolto dell’album nella sua interezza.
Si parte subito benissimo con “Dream House”, che si snoda tra rasoiate in blast e melodie talmente emo-tive da esser perfettamente avvicinabili a quelle di gruppi come Envy, specialmente nella seconda metà il cui il crescendo diventa quasi commovente.
Un certo tipo di screamo misto alla delicatezza del post rock è infatti la vera essenza del suond dei Deafheaven, che utilizzano il black-metal solamente come struttura portante.
Dopo il breve ponte strumentale di “Irresistible” arriviamo alla title track, capolavoro del disco e punto più alto della loro carriera fin’ora. Tutta “Sunbather”, che ha il suo zenith nella parte finale, è giocata su continui saliscendi sempre a cavallo tra violenza e aperture di respiro più ampio.
La successiva “Please Remember” è un delicato intermezzo piuttosto lungo, in cui rumori e chitarre acustiche si mescolano alla voce di Neige (Alcest) in veste di ospite speciale.
“Vertigo” risulta l’episodio forse meno memorabile nei suoi quasi quindici minuti di durata, pur mantenendo una qualità sopra la media.
La conclusiva “The Pecan Tree”, anticipata da “Windows”, intermezzo di pianoforte e spoken words, chiude in maniera perfetta il disco, mutando continuamente forma durante tutta la sua durata e dando un’intenzione ipnotica ma mai ripetitivo al loro sound.

In un’intervista la band ha dichiarato che il loro intento è quello di disorientare chi si approccia alla loro musica durante l’ascolto, facendo in modo che alla fine di ogni brano sia difficile ricordare perfettamente ciò che è successo dall’inizio.Se il loro fine è quello direi che ci sono riusciti alla perfezione.
Tra i dischi dell’anno in campo estremo, ma non chiamatelo black-metal, perché sareste completamente fuori strada.

[youtube]http://www.youtube.com/watch?v=GfbLWHT7vUU[/youtube]

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