Le Strade vengono da Bologna e si sente. Nel loro EP c’è del gran buon rock, che collabora con qualche colpetto di synth ed una voce che calza a pennello, arrabbiata ma non troppo sporca.
Troppo spesso però, nei cinque pezzi, vengono in mente altri gruppi italiani: vuoi per la voce, le schitarrate, l’urlato o i cori, i rimandi sono talmente radicati da far passare i primi ascolti senza che si rimanga colpiti. Sembra tutto un richiamo, a volte tanto ben nascosto da non far capire da dove lo si è pescato.
Comunque, se si persevera un poco, ci si accorge che in realtà tante cose buone ci sono, sebbene non siano le sole. T. H. Y. (Tell Him, You), terzo pezzo dell’album, è splendida: ricorda ancora qualcosa, a primo impulso i Management del Dolore Post-Operatorio, ma è musicalmente di livello altissimo ed è nata con un testo assolutamente non banale. Vale la pena segnarsela da qualche parte.
La cosa non vale invece per il resto; non che il livello sia basso, anzi, ma è difficile trovare un’impronta così originale da lasciare impresso il ricordo del gruppo emiliano. Le ultime due tracce non sono incisive, faticano ad entrare nell’orecchio ed in testa, ed è un peccato, sono ben eseguite.
Un album con un suonato tutto sommato di qualità e dei testi che forse vorrebbero più di quel che riescono; dicono molto e lo fanno peraltro bene, ma se solo si presta attenzione alla vita, molte delle cose che qui sono cantate non sono poi così estranee al vivere più o meno quotidiano.
[youtube]http://www.youtube.com/watch?v=iw3hN7g3l1U[/youtube]