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Møster! – Edvard Lygre Møster

2013 - Hubro
jazz/free

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Tracklist

1. Plastic Disco
2. Ransom Bird
3. Composition Task #1
4. The Boat

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Il jazz senza nomenclatura specifica, il jazz senza punto d’arrivo ma che affronta un viaggio assurdo. Volete per forza catalogarlo? Post-atomic-bop? Avant-killer-jazz? Electro-fuckingup-jazzfunkrock? Sbizzarritevi perchè in “Edvard Lygre Møster” dei Møster! troverete così tanta roba da farvi scoppiare il cranio.

Leader del combo è Kjetil Møster, sassofonista allucinogeno, affiancato da: Kenneth Kapstad, batterista di Motorpsycho e degli stratosferici Monolithic (assieme all’altro mostro Stian Westerhus), Ståle Storløkken dei Supersilent al Fender Rhodes e al Moog, e al bassista degli Elephant9 Nikolai Eilersten. Insomma un supergruppo, o meglio ancora un superensemble dalla Norvegia con furore. E come i migliori dischi jazz è un disco dal vivo, registrato al Victoria Nasjonal Jazzscene di Oslo nel dicembre 2011, la realtà più giusta, l’unica in cui si possa esprimere tanta irruenza e classe. I movimenti nel disco sono davvero tanti, le tracce quattro per quasi cinquanta minuti di destrutturazione del linguaggio. L’ossatura free del contenuto è palese ma la perfezione esecutiva non lascia scampo, inchioda il micidiale interplay tra i quattro, ognuno lasciato libero di librarsi di brano in brano in costrutti improv monolitici che talvolta sfociano in vere e proprie “battaglie” tra strumenti. Si parte con calma, e lo si fa quasi in silenzio, con un moog di velluto e tappeti elettrogeni persi in atmosfere sulfuree che si mischiano ad un sax tremolante ed acido e poi l’eplosione: acidi rumoristici, materia space e psichedelia astratta che s’incrociano con svisate di sax degne del Coltrane più pazzoide. Poi ci si addentra sui lunghi binari di un funk acidissimo e gonfio di distorsioni in cui i contrappunti del Rhodes di Storløkken si tramutano in intricate tele di rumore e s’incronciano in botta e risposta con il sassofono di Møster mentra la sezione ritmica è pura sincope schizoide. Ma non di sole legnate ci vogliono far dono i quattro norvegesi, infatti “Composition Task # 1” è un jazz notturno ammantato d’elettronica liquida accarezzata da un fraseggio di sax che mi ricorda l’Hank Mobley più delicato e riflessivo che alza a livelli pazzeschi la cifra emotiva del lavoro.

Fantasticando: se Trane sentisse questo disco sarebbe solo contento.

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