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Jacco Gardner – Cabinet Of Curiosities

2013 - Trouble In Mind
Psych-Pop/Baroque-Folk

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Tracklist

1.Clear The Air
2.The One Eyed King
3.Puppets Dangling
4.Where Will You Go
5.Watching The Moon
6.Cabinet Of Curiosities
7.The Riddle
8.Lullaby
9.Help Me Out
10.Summer's Game
11.Chameleon
12.The Ballad Of Little Jane

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“Open up the window to your mind
So I can look inside and lend a hand”

Jacco Gardner è un ventiquattrenne che viene dalla periferia di Amsterdam e dagli anni ’60. “Cabinet of Curiosities” (2013) è il suo disco d’esordio, ed è una profumata ventata di echi sixties, ispirato romanticismo e stato di grazia compositiva. Artefice di riuscite atmosfere barocche, Gardner insiste per mostrare i suoi riferimenti musicali in ogni canzone: Brian Wilson, Van Dyke Parks, Ray Davies, Syd Barrett, Nick Drake – di quest’ultimo a partire dalla copertina, il cui bambino sembra muoversi entro la stessa foresta incantata in cui Drake venne ritratto con indosso un mantello dal fotografo Keith Morris. E l’effetto è decisamente ammaliante, nonostante una certa linearità stlistica e con i singoli brani che appaiono riuniti opportunità di archivio, evenienza che non agevola un organico sviluppo dell’esperienza di ascolto. Un catalogo raffinato di idee, canzoni e curiosità estetiche, come rimanda il titolo del disco, il cui ascolto permette di dirle pienamente appagate.

Se le idee ci sono, delle canzoni quasi tutte rispondono all’altisonante appello di cui si fanno messaggere. Il carosello metafisco di “Clear The Air”, il folk onirico di “The One Eyed King” compongono un biglietto da visita di chiare intenzioni e una duplice chiave d’ingresso nelle atmosfere orchestrate da quest’ennesimo folletto in odore di Albione. Con “Puppets Darling”, che si nutre di archi, synth e visioni, si arriva alla prima esaustiva sintesi estetica del disco. “Where You Will Go” starebbe invece benissimo dentro l’unico disco delle Sunforest (1969, appunto). Si mantiene poi alta l’asticella qualitativa della proposta, che dopo alcuni episodi ridondanti (“The Riddle”, “Watching The Moon”) si protende verso le superbe cifre compositive di Canterbury in “Lullaby” e si conferma assolutamente ispirata nell’ipnotica “Help Me Out”, manifesto più palpabile di questo raffinato elfo della scena psych-pop contemporanea, che pone la sua pietra musicale in “The Ballad Of Little Jane”, vibrante com’è di siggestioni romantiche. Il resto è contorno non necessario ma decisamente gradevole (“Cabinet Of Curiosities”, “Summer’s Gone”).

Resta un ottimo disco, rigoglioso di intuizioni garbatamente psichedeliche e magici aloni cantautoriali, senz’altro fuori epoca ma mai fuori tempo massimo, che impone alle scene indipendenti il suo autore come un nuovo autorevole trobador e trasforma le sue visioni in qualcosa di più che ottime canzoni.

http://carusopascoski.wordpress.com/

[youtube]http://www.youtube.com/watch?v=CZpdaZ-fTLQ[/youtube]

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