Indie-prog-rock, parecchio propenso al jazz e allo strumentalismo, è il comune denominatore dei Bill In The Tea, gruppo siciliano al debutto sulla lunga distanza col notevole Big Tree (edito da Doremillaro Records, ma anche in free listening e digital download su bandcamp dal 4 luglio).
L’approccio arioso e free di questi brani, lontani anni-luce da certe eccessive elucubrazioni musical-matematiche, che tanta parte hanno, nel filone virtuosistico prog/fusion (ma non solo), si traduce in un sound avvolgente e frizzante, intensamente onirico (Now I Know What The M Means, impreziosita dal bel violino di Alessio Taranto), ma altrettanto lucidamente strutturato.
Tale dinamica compresenza di realtà e sogno (presente anche nell’artwork di Alessio Consoli), tecnica e immediatezza, rende l’ascolto di Big Tree un’esperienza indubbiamente piacevole e a tratti esaltante, merito soprattutto del dialogo di chitarre intessuto da Vittorio Asero (anche al microfono) e Andrea Antonuzzo, fra ritmiche e melodie che dai seventies (The Day Before, Big Tree In A Losing Atmosphere) discendono sino al funky (MAD!), giungendo a più contemporanei scenari post-rock (Feynman).
I cinque ragazzi catanesi, pur non inventando nulla di nuovo, in termini di genere e stile, e malgrado brani anche piuttosto lunghi e strutturati, riescono a suonare freschi e spontanei, nel loro immaginifico puzzle di derive e influenze, opportunamente editate e rielaborate in un discorso musicale fluido e scorrevole, altrettanto ben sostenuto, in cabina di regia, da Giuseppe Schillaci. Bill In The Tea, una nuova proposta indi(e)pendente, senza dubbio da tenere in debita considerazione.