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Echo Bench – Echo Bench

2013 - Autoproduzione/V4V Records
pop/noise

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Tracklist

1. The same mistake
2. Out of the blue
3. High noon
4. High roller
5. Broken
6. Liquid sky
7. After party
8. 24
9. French
10. Flash a bone

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Siamo di fronte ad una piccola pietra rara della musica indie/alternative contemporanea. Un gruppo, le Echo Bench, composto da 3 ragazze israeliane, la cantante e chitarrista Noga Shatz, la batterista Alex Levy e la bassista Shahar Yahalom che mostrano praticamente a tutto il panorama del genere come si compone un disco di un manipolo di brani dall’incredibile fluidità e precisione, senza per questo sacrificare irreversibilmente l’attitudine post-punk e darkwave della sezione ritmica degli stessi.

La breve storia della band, che si sviluppa attraverso il brevissimo lampo del 2010, con l’ep Rolling, e la pubblicazione live del 2012, con Live 2012, tradisce la totale mancanza di timore e di qualsivoglia remora nel prodursi da sole questo esordio omonimo. Le premesse sono incoraggianti anche solo dai nomi che il trio fa propri nel dare una precisa identificazione al proprio sound. Ecco, tra gli altri, i nomi dei Sonic Youth e dei Suicide. Una muta che, senza troppe smagliature, calza bene addosso alle Echo Bench e che si fa coraggiosa negli “azzardi” di brani come High noon e Broken, che “messi insieme” sembrano incarnare il peana darkwave dell’apertura del disco, The same mistake, una graticola infuocata che lentamente si avvolge su se stessa sprigionando scintille incandescenti che vi obbligheranno a fuggire lontano da essa, nonostante il morboso desiderio di tuffarcisi dentro senza nemmeno chiudere gli occhi. Un numero vincente a prescindere se a tutto ciò si fa seguire la convulsiva raffica sonora di Out of the blue, annegata nei suoi continui cambi di ritmo che non scombinano mai la grande linearità della voce della Shatz. Un punto di forza che, tuttavia, in determinate circostanze può rappresentare una sorta di debolezza nel complesso: la mancanza di cambi di tonalità, infatti, può risultare poco digeribile per determinati palati.
Nella bacheca delle Echo Bench va annoverato un altro importante riconoscimento che è quello di Colin Newman (Wire) che, dopo l’ascolto, è rimasto stregato dal terzetto tanto da chiedere la possibilità di remixare il brano French.

Di seguito a tanti plausi uno speciale va fatto a quelli della V4V che, positivamente impressionati dalle sonorità delle Echo Bench, hanno deciso di importare il prodotto e di distribuirlo anche qui a casa nostra. Un’intuizione quantomai felice che dimostra quanto siano validi determinati prodotti che il medio oriente ci propone. Prodotti che vedono sicuramente le Echo Bench come la punta di un luminosissimo diamante.


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