Ecclettico, musicista dalle larghe vedute, Craig Taborn (1970), pianista jazz statunitense, crea in questo nuovo cd le tensioni giuste per approdare ad una musica descrittiva piena di accordi a frasi articolate.
In sintesi, un jazz moderno che racconta le evoluzioni della musica afroamericana nel terzo milennio. Alla testa di vari quartetti, quintetti, collaborazioni prestigiose con il gotha della musica sperimentale (Bill Laswell, Tim Berne, Drew Gress), Taborn si presenta con un nuovo trio; Thomas Morgan al contrabbasso (ex Paul Motian) e Gerald Cleaver dietro ai tamburi, trasmettendo dei chiaroscuri newyorchesi inusuali per lui. Nove tracce ben definite, scure come tazze di caffè, tagliate con astuta classe e con la prevalenza di melodie ambient divulgate con espressioni indie-jazz di grande fattura. Saints e Beat the Ground ad aprire il lavoro come si deve, Hot Blood e All True Night/Future Perfect sulle soglie musicali dell’avangurdia o ancora le eleganti cromatiche effusioni di Silver Ghost, tra suoni modali e oasi jarrettiane. Si chiude con Speek The Name, percussiva e matafisica con il piano di Taborn a dettare le linee di un percorso afro senza confini.
Insieme a Jason Moran e Eric Reed, Taborn si conferma jazzista di razza e uno dei più influenti pianisti sulla scena musicale portando sempre una ventata di ottimismo tra fan e giornalisti del settore.
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