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Interviste

Intervista agli IO MONADE STANCA

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Tenete dritte quelle antenne e ascoltate le parole di Edoardo Baima degli Io Monade Stanca. Ascoltate perchè vi dovete immaginare la voce, sciocchini.

Chi o cosa è Io Monade Stanca? Da dove arriva e da quanto è qui?
Siamo tre individui che suonano assieme. Assieme a che cosa? Assieme alle circostanze, che ci formano fin dalla nascita. Nessuno decide da quale madre uscire, in quale luogo le nostre amate si trovano durante il parto, in quale momento. Siamo tutti e tre classe 1987, nati fra Langhe e Roero. Alcune persone non creano un suono quando si incontrano, noi lo abbiamo fatto. Ci siamo adoperati a coltivare un talento che riteniamo sia prezioso e a cui lavoriamo a partire dal 2006, mese di Aprile.

Ed eccoci qua con questo nuovo album “Three Angles” a diversi anni dal vostro ultimo “The Impossible Story Of Bubu”, cos’è successo in tutto questo tempo?
Abbiamo macinato molti chilometri con il furgone per fare concerti, soprattutto all’estero. Abbiamo conosciuto persone fantastiche grazie a questo. In giro abbiamo imparato ad arrangiarci e capito come si fa uno concerto, che deve essere uno spettacolo che porta altrove. E’ uscito nel frattempo uno split con i Calva nel 2010. Nicolas ha cominciato il progetto solista. Ci siamo impegnati ad organizzare diversi OkFest. Alcuni problemi di tendinite ci hanno fermato, abbiamo staccato il piede dall’acceleratore. Nel frattempo abbiamo composto alcuni brani contenuti in Three Angles, li suonavamo già dal vivo con arrangiamenti diversi.

Tante etichette un solo disco. E’ così difficile stampare un album in questo grigio Paese?
Ci vuole parecchia manovalanza, tonnellate di mail, telefonate e risparmio di denaro. Sono poche le etichette che possono sobbarcarsi le spese di stampare un album da sole o senza il contributo degli artisti. Molti album ora escono come coproduzioni. Con il primo disco “The Impossible Story Of Bubu” è capitato che Julien Africantape si fosse innamorato del disco; per noi ventenni fu una enorme sorpresa, ed ora so quanta organizzazione, impegno, previsione e dedizione ci voglia per fare bene una cosa del genere, mentre ai tempi fu una sorta di pappa pronta. Per “Three Angles” il discorso è stato diverso, ho lavorato alla stampa come Canalese*Noise assieme alle altre sette etichette, mi sono sporcato le mani per così dire. E ho scoperto che mi piace un bel po. C’è stata una collaborazione fantastica. Conosciamo personalmente le persone delle etichette coinvolte, amano questo disco, ci hanno dedicato tempo ed energie ed è stata una grande fortuna fare questa esperienza.

In “Three Angles” l’evoluzione musicale si sente eccome. Cosa si è aggiunto alle vostre influenze?
Area, NoFx, dEUS, Parliament, Nick Drake, Battisti.

Tra l’altro l’artwork, come sempre, è fenomenale. Significati nascosti? Allegorie? Segreti?
Avevamo fornito a Mr Layne (autore dell’artwork) alcune parole che avevano la funzione di input, di suggestione ed il nostro contributo per la copertina finisce qui. Questo è stato mixato con le sue impressioni e la sua sensibilità ed è venuta fuori l’idea per la copertina. La risposta a questa domanda è farina del suo sacco e siamo orgogliosi di aver lavorato con lui. Il concetto unico che guida il lavoro è “il sacro”.
Ci sono alcune curiosità: le architetture delle cornici e gli archi vengono ripresi da trittici medioevali (che avrebbero dovuto “docere” il fedele ad imparare la parola di dio). Come i santi delle tavole medioevali anche noi siamo stati rappresentati al centro del trittico. Matteo con il dito alzato detta il tempo dell’immagine. Io e Nicolas vestiti da angeli portiamo in dono noi stessi: ognuno di noi tre durante i concerti sente di dover “donare” qualcosa alla performance, non si tratta solamente di suonare bene.
Ognuno ha un simbolo sopra di se che rappresenta in maniera uguale noi tre: fiore di loto (purezza, eleganza), triangolo (forma che chiude tre punti), corona (come il re da l’anima e corpo per il reame). Al di sopra delle nostre rappresentazioni sta un contenitore cioè un tendone da circo, luogo malinconico dove atleti saltimbanchi e giullari danno spettacolo. Ettore sta nella medaglia perché ci dovrà sempre essere Ettore nelle nostre copertine.
Ci sono sul totale della copertina vari giochini geometrici lezioni: sezione aurea degli scomparti, vari triangoli equilateri in comparazione tra le forme ecc ecc.
Siamo orgogliosi del suo lavoro, abbiamo trovato un amico in più ed infatti la collaborazione è continuata: t-shirt, litografie su legno ed una scenografia on-stage che è in fase di preparazione.

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Da sempre mi chiedo di cosa trattino i vostri testi, è venuto il momento che tu me lo sveli.
Risponderò traccia per traccia, ma c’è una terra comune fra i brani, che è l’abbandonarsi a ciò che non si conosce, accettare di non contare nulla, come se il processo fosse: svegliarsi, morire, nascere. Ci sono molte influenze: Gurdjeff e Jodorowski in primis.
Traccia 1, birichino sarai tu: tratta del darsi un nome: chi dovrebbe darsi un nome, a nome di chi e se si è pronti.
Traccia 2, 90°: non ditemi cosa devo fare.
Traccia 3, Telefilm: il nostro modo di vedere il mondo è come applicare delle pellicole sopra le cose, come se i nostri sensi, le nostre percezioni, potessero modificare attivamente la forma del mondo. Se ci si crede, potrebbe bastare scegliere di percepire le cose in un determinato modo per stare bene. O comunque, più attenzione metti nelle percezione, più è bello.
Traccia 4, Momra Rusia: ho visto mia bisnonna in sogno, un viso grande, bello e sorridente. Diceva che non importava se ha sofferto. Bisogna fare un salto per crederci.
Traccia 5, Va tutto bene, è tutto bellissimo: So che se posso sempre riposare attraverso l’uso della mente, con la quale puoi piazzare delle simboliche porte da attraversare, tutto lì. Questa possibilità sta in un posto fondamentalmente diverso rispetto al mondo fisico, dove ad esempio è possibile trovarsi di fronte a delle scale e non percorrerle. Nella mente di dio e nei sogni non c’è questa differenza, sei coinvolto dappertutto, sei sia le scale che la persona che le sale (o fantoccio, vedi birichino sarai tu), la porta, tutto. Siamo come dei teatri (interi: attori + palco + spettatori + regia…) o dei paesaggi dove i personaggi passano. Non siamo mai direttamente i personaggi, anche se inconsapevolmente ci piace affezionarci all’idea che ci facciamo di noi stessi (io sono così, così e cosà).
Traccia 6, Tamarrismi: non è possibile fare il conto di quante salite e quante discese esisistono nel mondo. E’ relativo al percorso che fai.
Traccia 7, Ma grand mere este mechante: grazie di tutti i vizi che mi avete dato, non mi sentirò in colpa.
Traccia 8, Un giro in Bici: funghetti.
Traccia 9, Vivaldi: C’è sempre qualcosa riguardo alla quale lamentarsi, ma esprimere emozioni negative non fa che peggiorare le cose. Concentrati piuttosto a comprendere le dinamiche del mondo, le cose umane e cresci, oppure arrenditi e non ne voglio più sapere niente di te.

Sul disco c’è anche un signore molto operativo e molto sperimentatore, Xabier Iriondo. Come nasce la collaborazione?
Lo conoscemmo a Pavia anni fa, suonavamo allo “Spazio musica” insieme. Ci siamo innamorati delle sue esotiche performance, dei racconti sulle chitarre da tavolo giapponesi, di sound metak, il fuzz, gli Uncode Duello, Shipwreck Bag Show. Io poi sono grande fan degli Afterhours, da pischello andavo a molti concerti estivi e siam tre piccoli porcellin è uno dei primi cd comprati. A lui è piaciuto molto il nostro concerto, siamo rimasti in contatto. Aveva qualche nostro lavoro in negozio e abbiamo fatto uno showcase lì. Ha avuto totale libertà di arrangiamento su Telefilm, e noi libertà di mixaggio. Ha portato caos, incisioni, impalcature e merletti. Ottimo, contentissimi.

Scommetto che all’estero suonare è più bello che in Italia, ma magari mi sbaglio, in realtà è solo un sentito dire siccome io non ci ho mai suonato, voi sì, fai che dirmi se è vero.
E’ più bello sì, ma ho trovato una soluzione. Basta far finta che anche l’Italia sia nell’estero. Provate: è tutto nuovo, hai le antenne dritte, le persone sono interessantissime.

Cosa c’è nel futuro di Io Monade Stanca?
Progettare è molto importante e così abbiamo progetti fino a Settembre 2014
Tour in Francia a Settembre, Benelux a Novembre, faremo qualche data in Italia (weekends) autunnale non credo nessun tour perché non ci staremmo dentro con i costi per ora (chiamate il numero in sovraimpressione). Ci piacerebbe prendere l’aereo e ci stiamo lavorando. Potremmo suonare con più amplificatori in futuro e più strumenti nonché strumentisti.

E per chiudere: qual è la formula del “tamarrismo”?
“Mangia merda” diviso “non ti guardare mai indietro” più “congregazione per la dottrina della fede” http://www.vatican.va/roman_curia/congregations/cfaith/index_it.htm

[youtube]http://www.youtube.com/watch?v=4SBfv21y8OM[/youtube]

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