Fin dalla scelta del nome d’arte il giovanissimo Thebe Neruda Kgositsile parte subito con il piede giusto: niente sigle, bullismi o altro, ma l’ordinario e la penombra come profilo artistico, attitudine low profile confermata anche in questo nuovo lavoro fin dalla cover, stonata e sfuocata con Earl immortalato ad occhi chiusi in un ambiente scarsamente illuminato e completamente spoglio ad eccezione di un crocefisso (?!) alle spalle.
Diciamo subito che Earl Sweatshirt è un talento vero, cristallino, di quelli che stupiscono fin dal primo ascolto per lo stile del proprio rap, impastato e stordito ma assolutamente naturale e mai forzato sia per quanto concerne il flow, sempre bello polleggiato, che le basi – molte delle quali da lui stesso prodotte sotto le pseudonimo di randomblackdude – introverse, nebbiose e stilosissime nella loro solo apparente basicità, ma che ascolto dopo ascolto svelano particolari sfuggiti in precedenza e che denotano altresì un background musicale davvero di rilievo, vedasi i samples d’annata di “Soup” (1972) dei Can, “A divine image” (1969) del totem David Axelrod e “I’ve changed” (1971) dei Magictones.
Il tutto risulta poi ulteriormente valorizzato tanto da fattori endocrini quali il timbro leggermente rauco da fumatore precoce e la dizione carnosa, piena e rotonda, quanto esocrini ovvero i featuring di assoluto livello, mai invasivi e calati alla perfezione nella parte e le produzioni terziste che si differenziano in maniera piuttosto palese dal resto dell’album senza però esagerare né strafare.
Negli ultimi mesi l’universo rap a stelle e strisce ha (sorprendentemente) sfornato diversi prodotti di livello, tra i quali rientra alla grandissima “Doris”. Questa cosa potrebbe indurre ottimismo anche per quanto riguarda la scena italiana, vista la nostra conclamata esterofilia. Così ci si guarda attorno carichi di ottimismo e speranza alla ricerca di qualche pezzo o personaggio italiano quanto meno interessante, anche solo potenzialmente…. E ci si imbatte in “Vampiri” di Emis Killa, “Sapore di sale” di Moreno e a concludere la trilogia “Tornare indietro” di Gué Pequeno.
E non puoi fare a meno di bestemmiare. A pieni polmoni.
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