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Kings Of Leon – Mechanical Bull

2013 - RCA
rock/indie

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Tracklist

1. Supersoaker
2. Rock City
3. Don't Matter
4. Beautiful War
5. Temple
6. Wait for Me
7. Family Tree
8. Comeback Story
9. Tonight
10. Coming Back Again
11. On the Chin

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L’album precedente ci ha messo troppo sotto pressione, quindi volevamo cambiare le cose. Abbiamo scritto le canzoni per la prima volta nello studio di registrazione e non in giro. Ci siamo seduti tutti intorno al tavolo e abbiamo fatto quello che sappiamo fare da dodici anni: prendere i nostri strumenti e giocare”. Così Caleb Followill, cantante dei Kings of Leon presenta l’uscita di Mechanical Bull, sesto album della band americana. Jared Followill, bassista del gruppo e cugino degli altri tre fratelli Followill ha affermato: “Abbiamo creato un album davvero maturo, ma allo stesso tempo mi stupisco di come suoni ‘giovanile”.

Sono passati esattamente dieci anni dal loro debutto sulla scena musicale e per l’occasione i Kings of Leon hanno voluto in un certo senso tornare indietro. Meno ammiccamenti, più concretezza. Suoni diretti e concreti, che in sostanza è quello a cui avevano abituato i fan dai tempi di Sex on Fire. Il lavoro nel complesso è godibile, molto più del suo predecessore, Come Around Sundown. Ciò lo si percepisce già dalla prima traccia, Supersoaker, dove ritmo incessante e foga si fondono con la tipica voce abrasa di Caleb Followill. Rock City col suo ritmo da bar, le chitarre impregnate di whisky e un’atmosfera di costante pericolosità è un altro esempio di ritorno al passato. Don’t matter esplode di frustrazione, distorsioni lancinanti, sorretto da una sezione ritmica pompatissima e da una rabbia vocale degna del miglior Eddie Vedder. Molto emozionanti anche le ballate Beautiful War e Wait for me che puntellano la melodia con arpeggi sognanti. Da segnalare Temple, Comeback story e Tonight, pezzi piacevoli e allo stesso tempo accattivanti che riescono a rompere le regole del rock diventando romantici. La versione deluxe di Mechanical Bull ha l’aggiunta di due brani che però non lasciano grandi segni: Work on me e Last mile home.

In conclusione possiamo dire che l’album scorre via veloce, soprattutto grazie a quest’alternanza tra sfuriate e ballate. Non sarà un capolavoro assoluto, ma in sostanza è un disco piacevole.

[youtube]http://www.youtube.com/watch?v=izzY55ACUQo[/youtube]

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