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TAGO FEST – Marina di Massa, 6/7/8 settembre 2013

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Quando il TagoMago di Massa annunciò che chiudeva i battenti, la domanda che balenò in mente a tutti i suoi frequentatori (abituali e non) fu: “Del TagoFest che ne sarà?” Qualche mese fa la notizia. Il TagoFest 2013 si farà nei giorni del 6/7/8 settembre al Parco della Ricortola a Marina di Massa. Le belle notizie che allietano il nulla della realtà apuana (e versiliese). Il festival che festival non è (chiamatela festa, semmai) è organizzato da TagoMago Events, con uno staff composto da una trentina di persone, in nuova location attrezzata e completa di bar, area ristorazione e area bambini (quasi a voler dire “allenate le orecchie dei vostri pargoletti alla buona musica”). Sembrano improvvisamente lontani i tempi in cui arrivavano i vigili al locale ad interrompere il festival o l’amministrazione comunale remava contro (quest’anno è capitato l’esatto contrario: il sindaco era tra il pubblico). Tutto cambia eppure niente cambia. Anche quest’anno il TagoFest ha acceso i suoi riflettori, offrendo un palco a quelle realtà della musica indipendente che non sempre trovano spazio nei negozi di dischi. Se – inizialmente – questo era il punto di forza della manifestazione, oggi sei costretta a registrare che è anche un luogo di ritrovo per addetti ai lavori che si mischiano ad un pubblico curioso, sempre più attento. La Non-Esima edizione, come le precedenti, conferma quell’appeal che ha caratterizzato le precedenti, grazie ad una line up sempre più selezionata. In particolare quella di sabato (con concerti dalle 16 fino a notte fonda) è composta da Topsy the great, OtRoM, Agatha, Lleroy, Zolle, The White Mega Giant, La crisi, Marnero, Lento, Ornaments, Bologna Violenta e Star Pillow. Arrivate con un “leggero” ritardo, dopo aver cenato, saltano all’orecchio i Marnero, formazione bolognese al terzo album prodotto anche da un team di sette etichette tra cui la Dischi Bervisti (si poteva ammirare un compiaciuto quanto attento Nicola Manzan assistere al live tra il pubblico). Muro di suoni, denso di hardcore-punk che lascia spazio a digressioni strumentali, quasi a voler sottolineare il legame con chi, di lì a poco, sarebbe salito sul palco (Ornaments). Tanta rabbia, sonorità impetuose, chitarre distorte, un climax che ti fa percepire quella sensazione di naufragio, quell’essere sperduto (e sopravvissuto) in una perfomance potente. Rapido cambio di palco ed è il turno dei Lento. La band romana rallenta i ritmi, quasi a voler far respirare il pubblico, salvo poi esplodere in una violenza sonora da oscura ispirazione post metal, con chitarre intente a creare intarsi armonici di una bellezza inquietante. Prendere respiro significa farsi un giro tra gli stand presenti. Non si può non notare immediatamente quella meraviglia dal design innovativo (una croce rovesciata), con cromature di classe, quale è il lavandino usato da Nicola Manzan per il suo merchandising. Anche gli altri stand sono degni di nota, ricchi di dischi (vinili tutta la vita!), magliette ed anche vecchie locandine di b-movie; fa anche capolino Simona Gretchen, in veste di produttrice con la Blinde Proteus. Riemersi dallo stand dischi e vinili in offerta, dopo una chiacchierata con gli amici di Riserva Indie, rientriamo nel ruolo di ascoltatori attenti travolti dagli Ornaments. Suoni grossi e tumultuosi, che si dilatano in scie, un battito irregolare che si stempera, un tumulto continuo che pare acquietarsi per poi ricrescere, in continua tensione. Impossibile non restarne ipnotizzati! Penultimo cambio di palco. Tocca a Bologna Violenta. Nicola Manzan saluta e annuncia che si tratta dell’ultima data de “Utopie e piccole soddisfazioni” tour, ma è la prima in pantaloncini corti. Ben sapendo che di folle si tratta, sai che tutto sarà una sorpresa. Scoppi di dinamite, non trovo altro termine per definirlo. Shock sonori che fanno un frastuono pazzesco, saette di violino e chitarra, “migliaia di donne adorano il sommo fallo”. Chiusura in quiete con gli Star Pillow, formazione di Massa, che vuole graziare le orecchie degli ascoltatori e placare gli animi con il un sound ambient jazz, i volumi ovattati, quasi un accompagnamento verso i saluti finali.
Eccolo qui il TagoFest 2013. La festa della domenica è stata guastata dalla pioggia, tanto che il tutto si è spostato allo Swamp. Nonostante l’acqua si va avanti! Non è stato solo un mix di suoni potenti: è stato un mix di persone accumunate dalla stessa passione di sempre. Secondo voi quel miocardio stilizzato su tutte le locandine cosa ci stava a fare?

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Foto di Virginia Carolfi

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