Ve la ricordate l’estate? È finita, è arrivato Secolo, è arrivata la neve. È arrivato quel freddo buono che vi aiuta a capire il calore, quel freddo che s’insinua senza chiedere permesso ma che si presenta davanti agli occhi con quell’umanità prepotente in grado di farcelo apprezzare.
Ci si disorienta come ci si disorienta nelle bufere, ma qui c’è qualcosa che può guidarci fuori da tutto: ci sono le chitarre che si prendono al responsabilità di ghiacciarvi lentamente, c’è la batteria che vi rende ciechi, c’è la voce che vi strega, vi trascina con lei. Seguitela, sa dove andare, per quanto possa sembrare affaticato il percorso. Arriverete a Terra che Trovo, conclusione omnicomprensiva di otto tracce improbabili da definire.
Un album che con somma soddisfazione si colloca nel cantato in italiano, un’opera di una potenza rara, da ascoltare a volume alto per non farsi distrarre dal mondo. Un momento di pausa dai sorrisi, dalla gente finta, dalla predisposizione naturale alla gioia forzata.
Veri e rari, basti sapere questo.
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