Impatto Sonoro
Menu

Recensioni

Carcass – Surgical Steel

2013 - Nuclear Blast
death metal/grind

Ascolta

Acquista

Tracklist

1. 1985
2. Thrasher's Abattoir
3. Cadaver Pouch Conveyor System
4. A Congealed Clot Of Blood
5. The Master Butcher's Apron
6. Noncompliance to ASTM F 899-12 Standard
7. The Granulating Dark Satanic Mills
8. Unfit For Human Consumption
9. 316 L Grade Surgical Steel
10. Captive Bolt Pistol
11. Mount Of Execution

Web

Sito Ufficiale
Facebook

La storia ce li aveva lasciati tredici anni fa, morti e sepolti con il sempre troppo sottovalutato “Swansong” che aveva reso palese la loro voglia di puro e semplice rock and roll (o Rot & Roll come direbbero loro), palesata poi completamente negli ottimi Firebird di Bill Steer e nella breve parentesi Blackstar di Owen e Walker.
Ora, dopo anni di silenzio, dopo la tragedia di Ken Owen e dopo la reunion che li ha visti ritornare sui palchi di tutto il mondo, possiamo finalmente metter mani sul nuovo capitolo della band inglese.

Il timore di un flop era tanto, soprattutto per una band seminale che ha scritto le migliori pagine del grind (prima) e del death-metal (dopo), ma è evidente che in casa Carcass la classe è dura a morire.
Sin dalle prime note di questo “Surgical Steel” riconosciamo i trademark che hanno reso immortale il loro sound: chitarre dalla perfezione chirurgica, un groove enorme e quell’atmosfera malata ma allo stesso tempo pregna di ironia nera.
Tutto il disco è un continuo alternarsi di bordate death-grind (“Captive Bolt Pistol”), raddoppi chitarristici alla Iron Maiden (The Granulating Dark Satanic Mills) , riff a volte ai limiti dell’hard-rock (“316L Grade Surgical Steel”) e assoli come sempre bellissimi e caratteristici.
Bellissime la veloce e corta “Thrasher’s Abattoir” (ponte ideale tra Reek Of Putrefaction ed Heartwork), “The Master Butcher’s Apron” che alterna la velocità ad un groove pazzesco, e la conclusiva e lunghissima “Mount of Execution”, che con i suoi innesti di chitarre acustiche e un riffing più rock, ci fa tornare in mente i momenti migliori di “Swansong”.
Il resto del disco è un perfetto mix tra le idee di “Heartwork” (questo Surgical Steel ne è probabilmente il diretto successore) e le atmosfere di “Necroticism”, il tutto sorretto dalla grandissima prova tecnica di tutti i componenti (un plauso al giovane batterista Daniel Wilding e a Walker che non ha perso un millesimo della sua espressività) e dalla produzione potente e definitissima a cura di Andy Sneap.

Se vi mancano i tempi di “No Love Lost” o “Death Certificate”e “Swansong” vi ha fatto storcere il naso, buttatevi a capofitto su questo nuovo (s)platter che magari non dirà nulla di nuovo, ma ci riconsegna una band in forma smagliante.

[youtube]http://www.youtube.com/watch?v=nSsrKl6HtAw[/youtube]

Piaciuto l'articolo? Diffondi il verbo!

Altre Recensioni