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Jimmy LaValle & Mark Kozelek – Perils From The Sea

2013 - Caldo Verde
songwriting

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Tracklist

1.What Happened to My Brother
2.1936
3.Gustavo
4.Baby in Death Can I Rest Next to Your Grave
5.Ceiling Gazing
6.You Missed My Heart
7.Caroline
8.He Always Felt Like Dancing
9.By The Time That I Awoke
10.Here Come More Perils From The Sea
11.Somehow The Wonder of Life Prevails

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Scoprire che Jimmy LaValle e Mark Kozelek avrebbero fatto un disco insieme mi aveva messo addosso curiosità e impazienza. L’impazienza di chi si trova per la prima volta davanti a un cocktail inedito, un mix di ingredienti di prima qualità, buonissimi, ma mai assaggiati insieme. E allora si apre il dilemma riguardo a cosa produrranno i due reagenti messi a contatto. Si avrà una creatura nuova nella quale le componenti dell’uno e dell’altro si modificano, si amalgamano e si sposano? Oppure sarà un composto indigesto, una mera giustapposizione delle due sonorità senza produrre niente di nuovo?

Al primo ascolto ogni dubbio è fugato. Questo matrimonio s’ha da fare.
Retaggi di progetti passati: i suoni tipici di LaValle accompagnano le atmosfere create da Kozelek. Echi dei Red House Painters raggiungono il massimo delle loro potenzialità su un tappeto di sonorità à la Tristeza, i Sun Kil Moon incontrano The Album Leaf in un gustoso mix.
Il lirismo e le atmosfere sognanti si decompongono per ricomporsi in una forma allungata e distorta, dilatata e rarefatta in melodiche composizioni che sfiorano i dieci minuti di durata.
L’attitudine sperimentale e post-rock di LaValle alleggerisce e annacqua, ma proprio per questo radicalizza, la lentezza intimistica ed evocativa che ha accompagnato gli oltre vent‘anni di carriera di Kozalek.
Perils from the Sea si apre con drum machine e lampi di elettronica, il cantato si incunea sinuoso e delicato, come suo solito. Un sussurro gioioso, ma sofferto: What Happened to My Brother.
È un disco variegato ed eterogeneo, pur avendo una propria anima, un’identità precisa e coerente. Ci sono pezzi un po’ più “lavalliani“, atmosfere post-rock alle quali Kozelek ha prestato voce ed indole: è il caso di He Always Felt Like Dancing che scorre soffusa e delicatissima, o di By the Time That I Awoke, che non lesina incursioni sperimentali con largo uso dell’elettronica. Ma è la splendida Baby in Death Can I Rest Next to Your Grave ad avere un inconfondibile marchio, tanto da poter essere uscita da lavori come In a Safe Palce o Into the Blue Again.
E non mancano nemmeno pezzi veloci: 1936 è ritmata, nasconde un’anima pop e con i suoi 310’’ è la canzone più breve dell’intero album; il che la dice lunga sulla volontà di dilatare e rarefare da parte del neoduo. You missed my heart è l’altro brano che scorre più o meno rapido, non arriva ai sei minuti e mostra gioia senza nasconderla dietro alla solita patina di disperazione.
Nel quadro di un disco perfettamente riuscito spiccano le gemme Gustavo e Caroline, pezzi dalla maggiore impronta cantautoriale, caratterizzati da una tristezza velata di speranza. L’incontro con il post-rock non fa che esasperare l’indole sofferente e rassegnata della poetica introversa ed emozionale che ha segnato le biografie di Sun Kil Moon e Red House Painters. È come se il tormento interiore cantato da Kozelek si diffondesse su una radura gelida e innevata di un nord desolato dipinto dalle pennellate melanconiche di LaValle. Ne è l’emblema Cieling Gazing, otto minuti di monotono incedere, un omogeneo e rassegnato adagiarsi della voce sull’impianto sonoro.
È un sogno liquido, una visione malinconica con sprazzi di speranza, o forse una visione felice che non può e non vuole liberarsi da un’indole sofferente e malinconica.

Perils from the sea è un disco che emoziona e non può lasciare indifferenti: trascina in un vortice e coinvolge, comunica stati d’animo contrastanti. Jimmy LaValle e Mark Kozelek si sono come liquefatti e poi mescolati per dare vita a qualcosa di meraviglioso.

[youtube]http://www.youtube.com/watch?v=HQWBTAt-xBI[/youtube]

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