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Avenged Sevenfold – Hail To The King

2013 - Warner Bros
heavy metal

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Tracklist

01. Shepherd of Fire
02. Hail to the King
03. Doing Time
04. This Means War
05. Requiem
06. Crimson Day
07. Heretic
08. Coming Home
09. Planets
10. Acid Rain

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Prendete Mike Portnoy, fategli fare un disco qualsiasi e vedrete che senza ombra di dubbio sarà osannato dalla stampa di tutto il mondo. Mettetelo in una band di tendenza della nuova scena metal internazionale, ne verrà fuori probabilmente un discone, per non parlare della visibilità mediatica che sarà concessa allo stesso, e dei fan che si porterà dietro a code chilometriche. Una volta che finisce tutto questo infilate a suonare nella medesima band un batterista qualsiasi, magari anche un pò scarso, e vedrete che il risultato non sarà lo stesso. Se poi  inizi a viaggiare nella macchina del tempo e credi di essere tornato a vivere nell’era dei giganti del metal, allora la frittata è fatta.

Gli Avenged Sevenfold, lo sapevamo, in quanto a superbia di certo non scherzano, il problema è quando arrivi ad un certo punto della tua carriera, quando hai bisogno di una svolta vera dopo le rassegne stampa sui giornali di cronaca nera, è lì che casca l’asino. E ne viene fuori questo Hail to the king, una gran bella cagata. In quest’ultimo lavoro gli A7X combinano il disastro più grande, sprofondando in una crisi di identità e visibile insicurezza che forse finora non avevano mai provato sulla loro pellaccia tatuata. Tutto quello che era stato saggiamente costruito nel corso degli anni si distrugge velocemente, per la precisione nell’arco di dieci tracce. Un disco in cui succede tutto quello che non vorresti mai che accadesse, un revival di cose morte e sepolte, accenni a tutta la rassegna di band metallare che hanno fatto la storia, tanto che quasi lo definirei un disco tributo. Dimenticatevi le battaglie tra chitarre dei tempi di City of Evil, qui avremo solo tributi ai riff di James Heitfield, con qualche spruzzo di assoli power, e un paio di ballad messe a caso così, tanto per (“Crimson day”, “Acid Rain”). Ma è senz’altro all’inizio che i ragazzotti americani la combinano grossa prima con “Shepered of fire”, quando credi che ti stiano prendendo in giro, e poi quando parte “Hail to the king”. A quel punto pensi che stai ascoltando un disco dei Metallica registrato durante una seduta psicanalitica o durante una serata balorda insieme agli Iron Maiden. Ma non è abbastanza, sono quasi capaci di fare peggio con “Doing time” e “Requiem”, brani in grado di battere insieme tutti i record di inizi piu brutti della storia del metal. Credo che sia meglio se mi fermo qui, non vorrei che qualcuno si arrabbi. Certamente i fan più accaniti avranno apprezzato il ritorno di Synyster Gates, brutalmente declassato e meno in vena di giocare d’azzardo rispetto a prima. Specialmente la folta schiera dei nuovi bimbiminkia del metal griderà al capolavoro, iniziando a conoscere solo ora il Black Album dei Metallica, (a Master of puppets no, forse ancora non ci sono arrivati). Se proprio vogliamo salvare qualcosa di questo disco io salvo “This means war”, ma solo perchè sono sicuro che sia il provino di Sad but true registrato qualche anno fa.

Hail to the king è per certi versi il disco che un pò ti aspetti da una band che ha cavalcato l’onda per troppo tempo con una fiducia nei propri mezzi invidiabilissima. A pensar male però spesso ci si azzecca e la perdita di The rev prima e Portnoy di seguito, lasciano un vuoto colossale nel motore del gruppo, che si è sempre distinto in gran parte anche dietro la batteria, uno dei cavalli di battaglia che si è completamente smarrito. La vena creativa, innovativa e anche un pò originale si è dunque già smarrita?

[youtube]http://www.youtube.com/watch?v=DelhLppPSxY[/youtube]

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