Mettono subito in chiaro che tipo di musica c’è da aspettarsi e che qualità del suonato è possibile pretendere: già dal secondo pezzo, Vj, partono duri, con le chitarre torreggianti e rampanti, la batteria solida e una voce che si adatta perfettamente.
Poi cambiano un po’ con New Songs are no Good, complice la partecipazione di Shawn Lee (gran colpaccio messo a segno dai Facciascura) e si mantengono un po’ lontani dal suggerito anche in Alaska e in Intercapedine; quest’ultima si avvicina comunque troppo a quel rock italiano sentito e risentito e va ben oltre i confini di accettabilità posti dall’orecchio attento.
Tornano poi verso un sentiero più apprezzabile, ridedicandosi a ciò che meglio gli appartiene, finendo di dare vita ad un lavoro nel complesso apprezzabile nonostante non riesca a spiccare il volo. Qualche sbavatura di stile, qualche esagerazione di tanto in tanto (tra la voce e le chitarre soprattutto), ma innanzi a tutto un’originalità lacunosa: se è sì vero che di gruppi talentuosi che solcano questi stili cantando (quasi sempre) in italiano ce ne sono pochi, è anche vero che tante delle soluzioni prese negli undici pezzi sono suonate da troppi anni per rimanere impresse a fondo.