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Avril Lavigne – Avril Lavigne

2013 - RCA Records
pop/rock

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Tracklist

1. Rock'n'roll
2. Here's to never growing up
3. 17
4. Let me go
5. Bitchin' summer
6. Give you what you like
7. Bad girl
8. Hello Kitty
9. You ain't seen nothin' yet
10. Sippin' on sunshine
11. Hello heartache
12. Falling fast
13. Hush hush

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Non mi sono accorto che l’intonazione della società abbia preso un qualche carattere particolare; ma con questi costumi, e senza il lavoro dell’intelletto, non può fare a meno di deteriorare.
(Charles Darwin – Diario di un naturalista giramondo)

Voi cosa ne potete sapere? Io ho ascoltato Hello Kitty di Avril Lavigne! Anzi, per essere precisi ho ascoltato ogni secondo dei tredici brani che compongono questo ammasso di inutili e vacue note che è l’ultimo lavoro di Avril Lavigne. Ci sono forze sconosciute che agiscono ad un livello superiore e che rendono la vita incomprensibile, forze che depongono a favore di un cattivo gusto universale per la musica, che ammassano plotoni di incompetenti e che li spingono a giudicare, a sponsorizzare, ad osannare le disgrazie e le infami violenze che l’universo delle sette note è costretto a subire quotidianamente. Come se una sorta di gigantesca Morte Nera si fosse posizionata nell’orbita del pianeta del rock, pronta a caricare il laser gravitonico per distruggere definitivamente circa settanta anni di storia gloriosa.

L’omonimo di Avril Lavigne è la testa di ariete di questo progetto “Alpha”, un episodio pilota di una lunga gamma di mostruosità aberranti che strusciano il loro viscido fondoschiena sulle pareti e sui muri della storia della musica. Alle radici del fenomeno c’è probabilmente quell’adolescenziale senso di abbandono che può essere mitigato solo dalle cose materiali, costrutti che appiattiscono la ragione e creano un buco nero infinito che, nella grandissima maggioranza dei casi, si riempie solo con abbondanti e gigantesche quantità di merda. Sono i presupposti che chiariscono l’intento di un disco come questo, una impellente necessità atavica, una specie di faro che illumina il sentiero agli intelletti semplici. Il gonfalone alla testa dell’esercito degli ottenebrati, gang di invidiati incoscienti che dicono di vivere la loro esistenza alla giornata perché “tu si che sei speciale” oppure “voglio trovare un senso a questa situazione, anche se questa situazione un senso non ce l’ha” sono tecniche di sopravvivenza assai più importanti ed utili di un corso di informatica o di sei mesi di Erasmus in un paese che può aiutarti a capire come potrebbero funzionare dei metodi di vita alternativi. Poi queste insufficienze intellettuali si trasformano in caratteri fondanti della persona e scavano un solco infinito tra le cose utili e le puttanate senza senso. Tutti dall’altra parte, da quella delle puttanate senza senso, a sentire l’infame proclama di Bad Girl, con il cadavere livido e gonfio del “fu” Marilyn Manson ad accompagnarci nel naufragio. Forse sto andando troppo in fondo con le similitudini. Possibile che un disco di Avril Lavigne possa contribuire a tanto sfacelo? Ovviamente no. Semmai, cose come il disco omonimo di Avril Lavigne possono sottrarre risorse utili a tutti quelli che, lungo una vita votata all’impegno nel costruire un disco, utilizzando quanto appreso in una scuola di musica, non sono mai riusciti a trovare il più miserevole ed infame contratto discografico. In questo “quadro” si posizionano i consumatori di un prodotto del genere, individui che verranno a dirti che Avril Lavigne sa suonare la chitarra e che nella sua carriera ha inciso musica decente per palati sopraffini e che, a dimostrazione della veridicità di quanto affermato sopra, ci sono una lunga serie di premi e di riconoscimenti di livello, come a dire: “gli EMA sono l’equivalente del Premio Campiello del mondo della musica!”. Ecco perché non bisogna commettere alcun errore riguardo questo disco, perché le persone che trovano interessante uno schifo del genere potrebbero essere le stesse che un giorno potresti trovarti di fronte durante un colloquio di lavoro o all’incrocio di una strada abbastanza trafficata. La competenza e il trasporto che mettevano nell’ascoltare e nell’argomentare un disco di Avril Lavigne potrebbero essere gli stessi che metteranno nel giudicare il tuo curriculum o nell’apprestarsi ad attraversare un incrocio.

Per quel che mi riguarda l’ascolto di questo disco è l’allarme per una situazione ormai compromessa. La fossa biologica della musica rock è ormai colma e l’omonimo disco di Avril Lavigne ha dato un contributo ben più che decisivo.

[youtube]http://www.youtube.com/watch?v=5i80stmP9OQ[/youtube]

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