Nuovo lavoro per i Linkin Park, anche se per l’esattezza si tratta di un disco di remix, il secondo dopo Reanimation.
Recharged, questo il nome dell’album, è un progetto che il sestetto di Los Angeles realizza, portando alla ribalta reinterpretazioni dei brani contenuti nel precedente album Living Things. Mike Shinoda, uno dei componenti della band e produttore del disco, ha dichiarato: “Dopo Reanimation dissi a molta gente che non avrei mai più creato un album di remix, ma quando ho cominciato ad ascoltare tutte le fantastiche reinterpretazioni di Living Things, la mia idea è cambiata. Il risultato, Recharged, ne vale sicuramente la pena”. Per noi, invece, non ne vale per niente.
L’album è un intreccio tra elettronica, dubstep e addirittura hardcore. L’unica traccia non remixata è la prima, A Light That Never Comes, realizzata con il featuring di Steve Aoki: classica canzone costruita apposta per piacere all’ascoltatore meno esigente, nella quale i due frontman si alternano in un pezzo di facile fruizione. Il remix di Castle of Glass è uno dei pochi momenti interessanti, dove si miscelano sonorità ben realizzate. Il pezzo artisticamente più notevole è senza dubbio il remix di Until It Breaks ad opera di Money Mark, con variazioni anche si base rock. Per il resto un miscuglio di suoni che coprono le canzoni, riprese unicamente nel giro di accordi. Possiamo parlare di brani privi di una loro identità, che proprio non funzionano. Il problema è che in questo modo si scontentano sia i fan più sinceri della band, abituati al sound dei precedenti lavori, sia gli amanti dell’elettronica e della dubstep, che non la ritrovano nella sua essenza più pura.
Recharged è la classica operazione commerciale di chi vuole vendere senza fare troppi sforzi. Conoscendo il potenziale dei Linkin Park ci aspettiamo un ritorno alle origini, nella speranza che ci sia…
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