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Sole – Crimes Against Totality

- Autoproduzione
hip-hop/alternative

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Tracklist

1. Dark Matter
2. Class War
3.Blood Oath 2
4. Simple Man
5. Coffee And Spilled Wine
6. Feed Us Or Shoot Us
7. Lord Of The Flies
8. Pasteurized Space
9. Money Don't Talk It Whispers
10. Blood Libel 2
11. Using The Illusion
12. Jungle Of The Real

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Una volta c’era l’applausometro; oggi per valutare il successo di chicchessia abbiamo il fottutissimo “mi piace” di Facebook. Secondo tale ignobile e superficiale unità di misura, il redivivo Eminem supera i 78 milioni di fans, Macklemore si sollazza in pellicciotto a 3,5 milioni, mentre scendendo in ambienti meno fiction e più real life, troviamo Earl Sweatshirt e i Flatbush Zombies rispettivamente con 420.000 e 95.000 pollici verso l’alto. In Italia, Emis Killa sfiora gli 800.000 seguaci, Clementino si attesta sui 400.000, mentre Mecna si ferma a circa 40.000 ammiratori.

Ecco, il buon Sole, all’anagrafe Tim Holland from Denver, non arriva a 9.000 anime! Ma malgrado questa miseria di sostenitori ed un look da indie-folker in cerca di ispirazione e peso forma, sforna questo piccolo gioiellino home made, educato, imperfetto ma autentico e che pare dare più importanza alla sostanza che alla forma, con le rime utilizzate quale mezzo di comunicazione e non come mero strumento per ottenere visibilità ed attenzione. Si ha cioè l’impressione di avere a che fare con un cantautore che, invece di sedersi su uno sgabello con la fedele chitarra acustica quale compagna di viaggio, preferisca circondarsi di (nemmeno troppi) aggeggi elettronici per raccontare e raccontarsi, non prestando troppa attenzione al flow, alla tipica gestualità da mc ed alle basi roboanti, riuscendo in tal modo ad assecondare al meglio un tappeto sonoro che si piazza a metà strada tra il beat più canonico ed un’elettronica minimale e ristretta.
Ascoltare questo dischetto è come riscoprire il sapore delle cose di una volta, quelle semplici e rustiche, certamente reprensibili ma buone e fatte con amore e tanta passione. Ed è proprio quest’approccio “da appassionato” che permette all’album di suonare benone dall’inizio alla fine e dove una sorta di spirito di squadra permette a pezzi più ispirati e riusciti – su tutti “Coffee and spilled wine”, “Feed us or shoot us” e soprattutto “Using the illusion” – di colmare difetti e zoppie emersi un po’ qua e un po’ là.

Bella e piacevole scoperta.
God bless America. And Bandcamp also.

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