“Step On” ha un velo di polvere su ogni traccia. Non sembra un album del 2013, sembra qualcosa d’altri tempi, fine ’80 o inizio ’90. Il signor Selfishadows (già, è uno solo) infatti ha optato per un ritorno al passato: vecchi sintetizzatori, tastiere e drum machine. E un caro e datato Microkorg. Da questa strumentazione ha tirato fuori musica futuristica. Leggermente impolverata.
Selfishadows, alias Daniele Giustra, è riuscito a fare una cosa: recuperare sonorità ormai superate per farne qualcosa di nuovo. “Step On” è in bilico tra new wave e kraut pop, tra ambient e dreampop. Con un pizzico di post-rock. L’insieme è darkeggiante, ma mai troppo oscuro. Ci porta in un’atmosfera sognante sospesa tra luce e buio e densa di spleen. Non eccessivamente movimentato e non eccessivamente lento. Ma tranquillo, pacato. Uno stato d’animo collocato tra una lieve tristezza e una dolce pace interiore. Un album delicato come la pioggia che batte sul vetro della finestra. Il tutto coronato da una voce bassa che non disturba mai. Suoni morbidi, a volte quasi in trance. Gradevole e mai sopra le righe.
“Step On” è la lacrima che scende a causa di un ricordo felice. è l’ora che anticipa l’alba e l’alba stessa.
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