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Alcest – Shelter

2014 - Prophecy
shoegaze/black

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Tracklist

1. Wings
2. Opale
3. La Nuit Marche Avec Moi
4. Voix Sereines
5. L'Eveil Des Muses
6. Shelter
7. Away
8. Délivrance

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Cari Alcest vi scrivo così mi distraggo un po’ dalla depressione.

Che poi non so se accadrà proprio così, giacché sto ascoltando un vostro disco e di norma i vostri dischi mi mettono tanta bellissima tristezza addosso, e io me la godo tutta. Ma a quanto pare “Shelter” serve proprio all’opposto, è come un posto in cui nascondersi e ripararsi dal dolore, giusto? D’altronde, Neige, l’avrai mica chiamato “rifugio” a caso, no? Allora lo ascolto, dai.
“Opale” mi avevan detto non fosse il massimo, e invece sapete cosa? Io vi dico che il suo piglio aperto mi fa pensare ai più bei lidi shoegaze con le voci e i cori che si intrecciano senza pietà, e tutto si apre ad una libertà finora sconosciuta, libertà che si tuffa dritta dritta nel dream-pop di classe venusiana (la sensualità della pace ha il suo nome) di “La Nuit Marce Avec Moi”, con i suoi intrecci di chitarra e i suoi arpeggi lucenti che si muovono attorno alla voce in perfetta sintonia. E quanta calma nella lenta “Voix Sereines”, quanta pace provo, che splendido crescendo pulito che esplode in un grido sereno e in una botta di distorsioni di seta, sento un po’ di incertezza su “L’Eveil Des Muses”, anche se gli arpeggi sono sempre bellissimi, però forse sparare uno shuffle così sui denti spiazza, ma forse era questo che volevate, sbaglio? Poi mi sdraio sulla placida sensazione di “Away”, dove le Amiina accompagnano coi loro archi infiniti la voce di Neil Halstead (lo sapevo che vi piacevano gli Slowdive) in un pezzo che i Low se lo sognano oggi come oggi (scusatemi Low ma è così), ma il cuore mi fa un po’ male, perché non sempre in un rifugio c’è serenità, c’è tempo per pensare, e i dieci minuti dell’esplosivo “silenzio” di “Delivrance”
lo dimostrano, la produzione di Birgir Jón Birgisson nelle parti eteree si fa sentire, c’è lo zampino emotivo dei Sigur Rós, c’è il dolore che si trasforma ma che rimane radicato nel cuore, c’è una chitarra in ascensione e c’è la bellezza. Tanta pure.
Insomma, Alcest, mi avete fatto stare bene, la funzione del concetto di “Shelter” funziona, avete curato un poco il mio cuore disastrato con la vostra solare tristezza.

Con affetto,
Fabio.

[youtube]http://www.youtube.com/watch?v=ADIEAW65H5o[/youtube]

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