I Farglow fanno qualcosa che è a metà tra post rock, pop psichedelico e ambient. Rigorosamente strumentale. è come essere divisi in quattro o cinque dimensioni parallele contemporaneamente. Come essere trascinati da un sogno all’altro.
“Meteors Remotes” è la voglia di evadere dalla realtà: è un vento leggero che vi porta via in territori sconosciuti. Un’astronave a zonzo nello spazio. Il pensiero che corre libero, a tratti cupo, a tratti splendente. è un po’ come camminare e passare da zone di luce a zone d’ombra, da zone baciate dal sole a zone di intensa foschia. Questo giovane quartetto veronese ha già le idee ben chiare: si tratta di un genere misterioso ma mai troppo esagerato, ben equilibrato e rapito, trasognato. Nove tracce sospese in uno stato della materia ovattato, dolce e darkeggiante. Un tenero bacio, semplice e morbido con il potere di farvi sentire a qualche metro da terra. Atmosfere shoegaze distorte, sonorità limpide e precise. Una passeggiata al chiaro di luna con un cielo di un blu notte terso, senza sbavature.
Un esordio impeccabile per i Farglow.
«Siamo fatti anche noi della materia di cui son fatti i sogni; e nello spazio e nel tempo d’un sogno è racchiusa la nostra breve vita. »
(William Shakespeare, La Tempesta)
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