Alghazanth – The Three-Faced Pilgrim

A due anni di distanza da quello che si conferma essere con tutta probabilità l’album più dimenticabile della loro intera carriera, Vinum Intus, ritornano i finlandesi Alghazanth con la loro settima fatica.

Il loro black metal è stato sempre caratterizzato da tipici elementi sinfonici, usati in maniera piuttosto sottile (pure troppo…), che a fatica son serviti a nascondere diverse mancanze in fase di songwriting.
E su questo, ahimé, The Three-Faced Pilgrim non rappresenta in alcun modo un’eccezione alla loro “altalena”.
Sì, perché se l’iniziale In Your Midnight Orchard non fosse così trascinante e perfetta, allora uno potrebbe anche avere meno aspettative per il resto dell’album. Grazie al riff stile-Emperor , la partenza brutale e goduriosi inserimenti di cori e chitarre melodiche, son dieci minuti che davvero sembrano preludere a una definitiva affermazione dei cinque finlandesi. Perfino l’intermezzo acustico ci sta a pennello… maledizione.
E invece, niente da fare.
Già con la successiva To the Pearl on High, ci si distrae troppo, perdendosi in una canzone black tremendamente media. Quando poi gli elementi sinfonici spariscono del tutto su Promethean Permutation, allora a malapena ci si riesce a ricordare di chi stiamo ascoltando esattamente. I dieci minuti finali di With sickle, with scythe poi sono la sassata finale che sotterra ogni minima speranza rimasta e la voglia di rimettere su l’album.

E’ un peccato, anche la produzione del disco era bella precisa e ideale per l’affermazione dei nostri sull’ormai saturo mercato black metal sinfonico. Mi sa che ci tocca aspettare il nuovo dei Dimmu…

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