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Interviste

Intervista agli UNMINUTODISILENZIO

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In occasione della pubblicazione del loro album d’esordio “Ieri”, abbiamo intervistato i ragazzi del gruppo Unminutodisilenzio. E abbiamo parlato di felicità, di norwegian black metal, di “Viscere” umane, di paesaggi bucolici, di pace interiore, di “Ieri” (clicca qui per la nostra recensione), di oggi e di domani.

“unminutodisilenzio parla di feste di compleanno e d’addio, di pubblicità che passano di moda, di gioventù finite che ogni tanto passano a trovarci, di rimpatriate e di stagioni che non durano mai abbastanza, di amori in corsa e di incidenti con molti morti.” Ok, allegria dilagante a parte… Perché proprio “unminutodisilenzio” per esprimere tali concetti?
Ci siamo formati a fine 2012 con l’intento di raccontare esperienze cariche di emotività, traumatiche, drammatiche e allo stesso tempo di crescita. Non parliamo solo di una generazione, ma di una condizione che riteniamo diffusa. Un minuto di silenzio è l’immagine giusta a descriverla perché è sia quella consuetudine istituzionalizzata post-mortem che nasconde diverse ipocrisie dell’animo umano, ma è anche quella parentesi “spirituale” in cui ognuno di noi sospende la propria vita in una vicinanza intima e profonda con l’altro. Un minuto è anche il tempo che potrebbe essere speso a riflettere prima di parlare, per evitare di dire tante sciocchezze. Questa varietà di interpretazioni si è venuta ad intrecciare genuinamente da sé: sul lato concettuale l’immagine del minuto di silenzio ci ha sempre convinto tutti, in tutta la sua dilagante allegria.

Emo, post-rock, depressive, folk… Vi hanno definito in parecchi modi. Ma voi come vi definite (se vi definite) ?
Possiamo affermare che le etichette e le definizioni in generale ormai ci danno l’orticaria. E’ vero, ci hanno definito in parecchi modi e ci rendiamo conto che il pubblico possa avere le idee poco chiare al riguardo, ma la verità è che quando ci definiamo (se ci definiamo) siamo noi stessi a buttarla semplicemente in caciara. Il nostro modo di scrivere canzoni risente dell’influenza di infiniti generi, dei nostri background musicali che si sono venuti ad incontrare, e piuttosto che dare spiegazioni riduttive a volte troviamo più esauriente non darne affatto. Se ti suona come emo, post-rock, folk o norwegian black metal, allora c’è una buona possibilità che lo sia.

Qual è il vostro punto di riferimento, a chi vi ispirate per i vostri testi e la vostra musica?
A livello compositivo, sia per i testi che per gli arrangiamenti, ci piace scomporre e riassemblare i dettagli, intesi come tutti gli elementi minuscoli che compongono la nostra vita, le nostre giornate, ma anche le esistenze altrui. Le sensazioni che si percepiscono dai testi, negative o positive che siano, scaturiscono sempre da un dettaglio delle nostre personali biografie, da un qualche istante in particolare che ha lasciato il segno più degli altri. Più che canzoni, si tratta di piccole storie scritte seguendo un flusso di coscienza: senza troppi freni, sempre vagamente disarticolate. La nostra vita la sentiamo vicina a quella di tutti ed è proprio a questo insieme di realtà variegate che ci ispiriamo.

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Impatto Sonoro, insieme ad altre webzines, blog, eccetera, si è occupato di parlare di “Viscere”, una compilation + tour fatta con la partecipazione di altri gruppi della scena indipendente come Mary in June, Luminal e Cosmetic (e tanti altri). Raccontateci in prima persona questa esperienza.
Viscere nasce con lo scopo di promuovere quegli artisti che incarnano valori come genuinità, umiltà e coraggio. E’ giusto omaggiare anche quella musica che non viene creata per essere un prodotto, ma per pura urgenza espressiva e autentico bisogno di comunicare. Insieme alla Stop Records organizziamo – senza incassare una lira – una compilation periodica e un tour di concerti che danno una vetrina a gruppi che (emersi o sommersi che siano) mostrano l’intento di non adeguarsi alla piattezza compositiva e ai giochi di “potere” che notiamo nei canali principali. Se è vero che il cosiddetto panorama “mainstream” si sta aprendo all’indie e viceversa, dobbiamo andare a cercare nuove espressioni di rottura, quelle “viscere” appunto che un giorno (speriamo) acquisteranno visibilità e seguito sempre maggiori. Solo così le future generazioni potranno apprezzare anche musica innovativa, forte e di qualità.

“Ieri” è il vostro album d’esordio. Cosa ci volete dire di questo disco? E’ un disco autoprodotto: che difficoltà e vantaggi vi ha procurato questa cosa?
Con “Ieri” abbiamo raccontato un passato non ancora del tutto passato. A lungo i protagonisti dell’album non riescono ad accettare che prima o poi qualcosa succederà, cambierà, finirà. Rimangono con lo sguardo inutilmente rivolto all’indietro, affondando nella melma dolce della nostalgia, senza modo di accogliere né il futuro né il presente. “Ieri” è tutto ciò che siamo stati, vecchi amori, vecchi amici, vecchi professori, vecchi luoghi, vecchi giochi. E’ però soprattutto un invito a non lasciarsi andare alla deriva, a risalire dal fondo di ciò che è stato. Riguardo l’autoproduzione, IERI è sicuramente un album abbastanza lo-fi, ma non ha senso dire che ci aspettassimo qualcosa di diverso. Siamo soltanto un gruppo di persone che hanno registrato 8 tracce fatte in casa con tutto quello che avevano a portata di mano, dalle chitarre difettose e prestate al tamburello sfasciato, dai passanti che si sentono dalla strada alla porta che sbatte della stanza-studio di Marco.

Quali sono i problemi più frequenti che una giovane band come voi deve affrontare ?
Che dire? Essere una band emergente al giorno d’oggi non è un granché. Da qualche anno in qua il mondo è cambiato, c’è più motivazione in generale, più voglia di mettersi in gioco, e anche la musica ne risente: tutti suonano, tutti validi, tutti pronti a proporsi. Tutta questa concorrenza, questa diffusione epidemica di musicisti non è sempre genuina, o comunque valida: è chiaro che chiunque potrebbe pensare di noi la stessa cosa, in quanto band giovane ed emergente. I problemi che abbiamo noi li ha qualunque altra band nata da poco.. purchè non faccia cover.

Progetti per il futuro: che cosa avete in mente di fare?
Musicalmente siamo decisi a fare qualcosa di meno prolisso rispetto a IERI. Prima di tutto però faremo alcune date con i nuovi componenti, Diego alla batteria ed Emiliano al basso. Tra fine febbraio e marzo vedremo quindi un po’ d’Italia e a fine marzo uno di noi raggiungerà Federico (batterista che ha registrato IERI) a Salamanca, tenendo un paio di concerti acustici per gli spagnoli. Da qui ad aprile ci godremo anche belle serate del VISCERE ON TOUR, che a breve annunceremo.

Il vostro sogno più grande. Dove vi piacerebbe arrivare?
Ad oziare in una casa di campagna.

Anche a me ragazzi… Anche a me.

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